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negativamente al par di ciascun altro metallo, ma contrae tal elettricità di difetto
meglio di tutti, ossia ad un grado molto più alto.

E qui non posso a meno di far osservare, che questa tendenza dello
zinco a dare ai conduttori umidi, assai maggiore di quella che vi hanno gli
altri metalli, concorre colla tendenza che hanno questi di dare a lui, come s’è
veduto, a fare, che la corrente elettrica pel circolo conduttore, in cui entrano
il zinco ed un altro metallo a immediato contratto fra loro, ed a contatto cia-
scuno di conduttori umidi, concorrono, dico, tali tendenze, cospirando così
nella medesima direzione, a fare che l’indicata corrente sia più forte, più
copiosa, o più celere. Ecco perchè le sperienze del GALVANISMO riescono supe-
riormente bene quando uno dei metalli impiegati è il zinco, ancorchè l’altro
sia piombo o stagno; i quali, come risulta dalle sperienze coi piattelli, danno
ad esso zinco, ma non molto, anzi poco assai: basta però riflettere, che la
corrente vien promossa da ciò, che il zinco tende esso medesimo a cacciar
avanti il fluido elettrico nel corpo umido cui sta applicato, più assai che il piombo
o lo stagno non tendano a cacciarlo in senso opposto, cioè nell’altro conduttore
umido, che combacian essi.

Ritornando alle sperienze dei piattelli ho avvertito già, che il legno od
altro corpo, che ha a combaciare il metallo, vuol essere umido anzi che no, ma
non a segno di bagnare la faccia di esso metallo, e ne anche di appannarla sen-
sibilmente. Or dirò, che la ragione addotta, dall’istesso VOLTA è, che se questo
succede, se il piattello metallico cioè, nello staccarsi dal piattello di legno od
altro soverchiamente umido, si porta via attaccato uno strato di umore, fosse
anche un sottilissimo velo, che formasse appena un leggier appannamento, la
separazione facendosi allora tra umore ed umore, tra acqua ed acqua, anzichè
tra metallo e acqua, e il fluido elettrico, che ha dovuto perdere il metallo, nel
combaciamento con essa acqua, od umore qualsiasi, trovandosi raccolto in
quello strato dell’umore medesimo, che gli è rimasto aderente, non può compa-
rire alcuna mancanza, alcuna elettricità di difetto in esso piattello. Avviene
insomma come se si applicasse un piattello d’argento ad un piano qualunque
ricoperto da alcuni fogli di stagno, e venendo indi quello levato in alto si
portasse via attaccato uno di cotesti fogli: in tal caso la separazione succe-
dendo tra stagno e stagno, il piattello d’argento non darebbe que’ segni di elet-
tricità che suol dare quando si stacca di netto dallo stagno combaciato. Così
dunque anche quando si fa combaciare qualsivoglia piattello metallico con uno
di legno, od altro umido, non dee esserlo troppo, per ottenerne i segni elettrici
ma tanto solamente, che quello si stacchi di netto da questo, senza contrarre
cioè alcun intonaco umido, senza venirne appannato.

Il VOLTA bagna i suoi piattelli di legno, sia nudi, sia coperti di carta, di
pelle, od altro, li bagna e intride d’acqua, o di quel liquore che intende provare,
e li va quindi asciugando con carta grigia, finchè non lascia più segno visibile