119

Ho dunque tralle mani il grande Elettroforo del diametro di quasi due
piedi che ho fatto terminare tosto che ripatriai. L’attività di questo è ve-
ramente sorprendente. Basta dire che ottengo non di rado scintille a dieci,
dodici, e più diti trasversi: scintille che appajono in vaghissima forma guiz-
zanti emulatrici appunto del telo di Giove. Per averle tali elettrizzo il ma-
stice per eccesso [1] , e presento allo scudo alzato la punta del dito, ovver
facendomi ribrezzo, l’anello d’una chiave, da cui ora balza la scintilla lunga
come dissi, e guizzante, or una serie di scintillette crepitanti succedonsi,
or ne spiccia con leggier sibilo un lunghissimo fiocco. Una canna spaccata
della lunghezza di due braccia vestita nella parte convessa di carta dorata
raschiata con pelle di pesce rappresenta ancor meglio e nella maggior esten-
sione il balenar vivissimo della folgore su tra le nubi, mentre è percossa
tutta o per gran tratto almeno, ad ogni scintilla che riceva dallo scudo,
da una o più striscie di luce verde-lucenti. Finalmente una caraffa di me-
diocre capacità in quattro, o sei volte che io faccia giuocar lo scudo, riceve
una carica, che mi scuote validamente.

crediate già che effetti cotanto strepitosi abbian luogo solamente
ne’ tempi all’elettricità molto propizj: gli ho ottenuti di poco minori in que-
sti ultimi giorni di nebbia, e pioggia incessante, mercè la sola attenzione
di asciugare le lunghe cordicelle di seta, con cui alzo lo scudo. pur te-
miate che lasciando l’apparato in riposo, e senza ravvivarlo per molte ore,
o per alcun giorno, vada a cader di molto la forza: dopo due o treio ricavo
ancora scintille tali, che il dito non può soffrirle che con pena, e con dieci
o dodici di esse porto una discreta carica alla boccetta: così poi volendola
metter a profitto col bel giuoco di rifonderla sul mastice, ottengo tosto la
massima intensione. A finirla, non v’è più da dubitare, che col mio appa-
rato non si possano creare ed avere ad ogn’ ora, e ne’ tempi singolarmente
men propizj, effetti di gran lunga superiori a quelli della miglior macchina
a globo, o a disco. A buon conto io posso fare il mio piatto di metallo o