Cart. Volt. L 3.

Io riduco all’azione delle atmosfere elettriche tanto i fenomeni della
carica de’ strati coibenti, quanto quelli che han luogo prima o dopo la sca-
rica e si manifesta dallo snudare una o l’altra delle faccie coibenti, od amen-
due della rispettiva armatura [1] . . . . . . Con che non ho più bisogno di ri-
correre ad alcun nuovo principio, al nome nuovo di elettricità vin-
dice ec.

Per ispiegare dunque i fenomeni che presenta l’Elettroforo, nel quale
giuocando appunto carica e scarica di uno strato coibente ch’è la resina,
e snudamento della faccia da cui vien levato lo scudo, converrà prima con-
siderare nella maniera più semplice l’azione dell’atmosfera elettrica.

Siano due piatti di metallo A e B. A isolato e fortemente elettrizzato
in più, da cui due fili pendano per servire d’Elettrometro. . . . . . . . . . B pure
isolato, guarnito di fili mobilissimi ma non elettrizzato, vi si tenga sopra
sospeso (reggendolo e. g. colle cordicelle di seta, come lo scudo dell’Elettro-
foro), così in alto, che sia fuori della sfera d’attività del piatto elettrico A.
Quel piatto sospeso B non darà alcun segno, i fili attaccati non diverge-
ranno punto si muoveranno verso il dito che gli presentiate; e come non
risente nulla quel piatto sospeso dell’Elettricità dell’inferiore, così l’elettri-
cità di questo niente patisce o si risente dai toccamenti che si fanno al
primo, i fili diminuiscono per ciò la loro divergenza.

Ma cominciate a calare il piatto A, cosichè cominci ad entrare nella sfera
d’attività di B [2] , osserverete che i fili giacenti e paralleli di quello princi-