Como 13. Giugno 1775.

Ho scritto ultimamente a PRIESTLEY alcune che credo mie scoperte in
elettricità, e forse sorprendenti. Ho costrutto un piccolo semplicissimo appa-
recchio, che sta tutto rinchiuso in una scatola portatile comodamente in
tasca. In questo ho stampata dirò così un’elettricità tale, che non s’estingue
più mai: ve l’ho impressa senz’altro corredo di macchina; ene ho i segni
d’ogni maniera senza dispendio finchè mi giova averne, e segni affatto vivaci,
bastevoli ad elettrizzare fortemente un ben capace conduttore, un uomo isolato,
e caricare una boccia per la scossa ec.: in somma quanto s’ottiene da una com-
petente macchina io l’ottengo dal mio apparecchio senza ruota, senza giro,
senza stropicciamento di sorta, a riserva del primo leggerissimo impiegatovi
una volta sola quando dapprima, ed ha già più d’un mese, vi stampai l’elet-
tricità; l’effetto del qual primo ed unico strofinamento, senza che più si
rinnovi, ho trovato un mezzo facilissimo di far sì, che manchi, punto
pur scemi per qualsivoglia tratto, e sia pure interminabile. Mi truovo in grado
di chiamare questa specie d’elettricità Vindice indeficiente, e il mio apparecchio
Elettroforo perpetuo. Questi miei ritrovati potrò in breve pubblicarli con la
stessa lettera con cui ne do parte a PRIESTLEY, quando pure non pensi meglio
a farlo con una memoria più seguita ed estesa.

22 Giugno 1775.

Potrà aggiugnere a quel tanto che ne dissi un’altra cosa, la quale può
far crescere la sorpresa, ed è che non solo ho il mezzo di esaltare l’elettricità
del mio apparecchio, qualora dopo lungo tratto di giorni, o settimane si scorga
infievolita, e di ricondurla al grado massimo d’intensione, senz’altro ajuto di
macchina, o di novello stropicciamento; ma quello eziandio, ed è poi lo stesso,
di far servire l’elettricità comunque sia o debole o forte di un apparecchio,
ad eccitare in un secondo, e se bramisi pur gagliarda, in un terzo, in dieci,
in cento apparecchi ec. senzachè venga a smarrirsi la prima.