Como 10. Giugno 1775.

. . . . . . Io non so se tanto prometter mi debba dalle mie osservazioni,
che esse anzichè importune, gradite vi riescano e interessanti. Avanzandole
siccome miei nuovi ritrovamenti, avvenir potrebbe un’altra volta che deluso
rimanessi non altrimenti che accadde di quelle sopra il legno abbrustolito,
cui la vostra eccellente Storia dell’Elettricità avveder mi fece, ma troppo tardi,
essere state in parte da altri preoccupate. Or chi sa che la continuazione da
voi disegnata della medesima Storia non venga per egual modo a rapirmi la
gioconda illusione di queste nuove mie pretese scoperte? Comunque la cosa sia
per riuscire, io dovrò non men d’allora saper grado alla lezione della vostra
Storia del disinganno e de’ lumi che mi verrà porgendo; ma grado mille volte
maggiore vi saprò, se fin d’ora mi significherete candidamente qual luogo, e
parte io mi possa sicuramente attribuire nell’invenzione de’ fatti, che a me
sembran nuovi; e il valore che voi medesimo loro date.

Voi avete già inteso che l’Elettricità è il soggetto de’ miei ritrovamenti.
Or dirò il genere particolare intorno a cui s’aggirano. Egli è quel ramo, che,
se a buon diritto nol so, ha ottenuto di chiamarsi Elettricità Vindice (a) . Ecco