Cart. Volt. I 37.

Il Sig. Achard anni sono (*) scoperse che il ghiaccio il quale alla tempe-
ratura di pochi gradi sotto il zero del Termometro di Reaumur, fino cioè
a - 8 è ancora conduttore, sebbene imperfetto dell’elettricità, raffreddato
fino a - 20 non lo è più, e mostrasi anzi un vero idioelettrico come il vetro,
elettrizzabile cioè per istropicciamento. Il Sig. Volta ha trovato ultimamente,
che può elettrizzarsi per questo modo il ghiaccio qualunque sia molto men
freddo dei - 20 gr. anche meno degli - 8, non solo men freddo di - 8,
anche ridotto al limite della fusione e perfino allorchè esposto ad un ambiente
caldo di 10. 15. 20. gradi sopra tal termine, va a tutta possa squagliandosi.
Insomma finchè ne rimane un pezzo solido in guisa da poterlo raschiare con
un coltello. Egli non fa altro che lasciarne cadere le raschiature sopra di un
piano metallico isolato; e. g. sopra un tondo d’argento, il quale tosto segni
sensibilissimi di elettricità positiva: basta dire, che non è ancora coperto
per metà il fondo di cotesta sottocoppa di tali raschiature di ghiaccio simili
a neve, ch’essa vibra al dito che se gli accosta, una scintilla visibile anche di
giorno.

Questo mezzo di raschiare con coltello, o con lima, a secondo che più
conviene, in luogo di semplicemente strofinare colla mano, con panno, con
marocchino, o con fogliette metalliche, i corpi, de’ quali si vuol sapere, se
posseggano o no la elettricità originaria, riesce ancor meglio che quello ana-
logo del Sig. Tiberio Cavallo di far cadere le polveri da un cucchiajo metal-
lico o simile, in modo che striscino, ovvero di farle passare per uno staccio;
e che quell’altro del Sig. Bennet di porre le polveri in un soffietto da camino,
e spingerle fuori con empito facendo vento. Soprattutto il metodo del Sig. Volta
è preferibile per quelle sostanze, che in grazia di una certa pastosità non si
riducono in polvere, come la cera, il sego, le gomme, la canfora, il cioccolatte.