Cart. Volt. I 1.

I. L’Eletroforo consta di uno strato non molto grosso o di solfo, o di
ceralacca, o di qualche altro mastice resinoso

Lo strato di solfo ottimo sarebbe attesa l’estrema facilità ad elettrizzarsi per isfre-
gamento; ma oltrecchè è soggetto a spezzarsi, e a screpolare per le vicende del caldo, e
del freddo, egli lascia sempre nel toccarlo, e fregarlo una polvere, e un’odor disgustoso.
La cera-spagna va esente da questi incommodi grata essendo all’occhio, e all'odore, meglio
si attacca al piatto, e non iscrepola così facilmente: altronde non è molto, o guari d’infe-
rior virtù allo zolfo; perciò io la preferisco e a questo, e ad ogn’altro per gli Elettrofori
piccioli. Ma per i grandi essa è di troppa spesa: per questi dunque m’appiglio a qualche
composto di sostanze resinose, e ne fo di varie sorti con ragia di pino, colofonia, o pece greca,
pece nera, trementina, cera, asfalto; impiegandovi or le une, or le altre, or due, or tre, or
più di tali sostanze; or maggior dose di questa, or di quella; mescendovi al bisogno pol-
vere sottile di marmo; facendo cuocere, e bollire l’impasto più, o men lungamente; tal che
ne risulti un mastice, che caldo possa scorrere, e distendersi ben uguale, e piano sopra il
suo piatto, e quinci indurirsi convenevolmente senza essere sottoposto a screpolamenti, e
venga a ritener la faccia il più che sia possibile liscia, e unita. Sebbene tali mastici riescano
per lo più meno eccitabili allo stropicciamento che il zolfo, e la cera-spagna, alcune volte
però adoperando materie ben purgate, e tirando a lungo la cottura ho ottenuto dei mastici
stupendi, che non la cedean punto alla ceralacca, allo zolfo. Gli altri poi tutti an-
che più imperfetti sono tuttavia obbedienti abbastanza per potervi senza difficoltà eccitare,
tanto di virtù elettrica, che mettendola a profitto si possa tosto far salire al sommo grado
come spiegheremo a suo luogo. Del resto l’essere alquanto più restii a concepire l’elettricità
per istropicciamento, non li fa già essere più duri a riceverla per comunicazione, men
tenaci a conservarla: nella quale tenacità, e durevolezza della virtù elettrica impressa con-
siste propriamente l’uso, e la prerogativa dell’Elettroforo.

applicato ad una lastra di
metallo, la quale io chiamo Piatto; e di un’altra simile lastra, cui do nome
di Scudo, che posa sopra in piano, e combaccia

La grafia qua e errata, usata dall’amanuense o dallo scolaro del V., non è stata da
questo corretta, ed è perciò rispettata nella pubblicazione. [Nota della Comm.].

la superficie dello strato da
me chiamata Faccia Resinosa. Questo scudo ha gli orli competentemente
grossi, e ben ritondati, ed è dappertutto liscio, e forbito; nel centro ha im-