Cart. Volt. I 18.

§ III.
Della capacità de’ Conduttori coniugati.

Chiamo Conduttore conjugato quello in cui s’infonde l’elettricità, quando
gli si affaccia un altro Conduttore isolato o non isolato che sia a così pic-
cola distanza che questo sia involto nell’atmosfera elettrica di quello, e ne
venga attuato. Così dunque Conduttori conjugati sono i piatti Epiniani, di
cui sopra ho fatto menzione mentre uno elettrizzato fa sorgere nell’altro una
corrispondente tensione di elettricità omologa. Or quì cercherò di spiegare
in alcun modo siffatta reciproca influenza di due conduttori posti di fronte,
qual sia codesta azione che s’estende anche a notabil distanza dall'uno al-
l’altro; e di porre in miglior lume tralle molte conseguenze quella precipua-
mente della differentissima capacità che ha l’istesso Conduttore o conjugato,
o semplice e solitario. Veduta che avremo la straordinaria capacità che acqui-
star può un Conduttore piccolo e non lunghissimo per questo diciam così
connubio o consorzio, cioè per l’affacciarglisi più e più vicino d’un altro Con-
duttore, non ci resterà che un passo a intendere perfettamente la teoria delle
cariche, e scariche delle lastre isolanti solide; e già più non ci farà maravi-
glia che tanta ce ne ha cagionata, cioè la strana quantità di elettricità che
una meschina e minuta foglia metallica, una piccola superficie armata e. g.
di 4 poll. in quadr. può ricevere fino a dare una scossa non men così grande
di quella che un Conduttore solitario lungo 96. piedi [1] .

L’esperimento dei due piatti, quale Epino ce lo descrive (Tentamen ecc.)