Mont. pg. 91.

Ill. Sig. Sig. padrone col.mo

Como 8 luglio 1775.

Non ho potuto trovare altra copia della mia dissertazione De vi attractiva,
che quest’unica che mi è restata senza frontispizio: ecco la cagione del ri-
tardo. Or ho pensato di mandargliela così come ella è. Ella avrà ben altre
mancanze intrinseche da compatire più che questa. Bramerò sentire qual
giudizio porti sopra le mie idee intorno le atmosfere elettriche, ed elettricità
vindice che argomentato mi sono di ridurre ad un sol principio, cioè all’a-
zione del fuoco per via di forze mutue quand’e impedito dal trasfondersi.
Le ho già detto che le mie novelle sperienze e ritrovati confermano maraviglio-
samente quelle congetture [1] ; anzi pongono fuor d’ogni contestazione quel
punto capitale dell’elettricità vindice, in cui m’oppongo al padre BECCARIA.
Le aggiungo che il nuovo mio apparecchio, a cui darò il nome di elettroforo
perpetuo, mi ha portato assai più oltre, a fissar con qualche precisione ed
esattezza le leggi delle cariche e delle scariche, dell’eccitamento per via dello
strofinare, delle atmosfere, in una parola, di tutti gli andamenti e vicende,
a cui è soggetto il fluido elettrico intorno ai strati isolanti. Quanto all’eccel-
lenza e semplicità del mio apparecchio, è tale che senza rinnovar più mai
stropicciamento, ottengo perennemente i segnivivaci, anche in tempo
men propizio, che una buona macchina non può darli maggiori: eppur l’ap-
parecchio è piccolo, e stà comodamente rinchiuso in una scatola portatile
in tasca. Penso a costruirne uno cinque o sei volte più grande, che non può
mancare di darmi la scintilla a più di sei pollici. Aspetto a pubblicare la
scoperta la risposta di PRIESTLEY, a cui ne ho scritto da un mese.