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siano irritabili, ma quelli soli che obbediscono alla volontà, i muscoli de’ moti
spontanei si contraggono ed entrano in convulsione, cogli artificj di cui si tratta,
cioè delle armature metalliche dissimili ; che però gli intestini, il ventriglio,
il cuore, irritabilissimi tutti, massime quest’ultimo, ma destituiti di moto
volontario, si convellono punto tentati con tali mezzi; il Diaframma sì, poichè
gode pur evidentemente di tal facoltà.

§ 92. La 2 a su cui abbiam già qualche cosa ragionato (§ 65 e segg.) che tal-
volta, invece delle solite contrazioni e moti muscolari, il transflusso di fluido
elettrico occasionato dalle armature dissimili eccita la sensazione propria de’
nervi, che trovansi nel luogo affetto: il che accade nella lingua, la quale ten-
tata con tali artificj non si convelle molto poco, ma sente nella parte
sua più delicata, che è la punta, un sapor acido più o men vivo, non diverso da
quello, che le fa sentire il fluido elettrico, che spruzza dall’estremità di un con-
duttore elettrizzato artificialmente.

§ 93. Per ottenere ciò conviene, come abbiam già (ivi) indicato, applicare
alla punta della lingua, o poco sopra, una lamina di stagno o di piombo ben
netta e lucida, e premervela contro con discreta forza; e sopra il mezzo, o ad
altra parte di essa lingua applicare una moneta d’oro o d’argento, un cucchiajo,
una spatola, od altra lamina di tal metallo; finalmente addurre le due lamine
al mutuo contatto. Per lamina di stagno io prendo sovente un pezzo di carta,
così detta, d'argento, che è propriamente carta coperta di foglia di stagno;
e la trovo la migliore di tutte; eccetto che non ogni foglio di tal carta, che com-
pero alla ventura, mi riesce egualmente bene: alcuni fogli fanno a meraviglia,
tanto che il sapor acido, che vengo a sentire facendo l’esperienza a dovere,
è forte sì, che mi riesce quasi insopportabile; altri all’incontro mi eccitano
l’istessa sensazione, ma incomparabilmente più debole. Di questa differenza
non saprei invero allegare alcuna ragione, se non è la diversa qualità di sta-
gno, la sua lega con altri metalli, l’essere stato più o men battuto ecc. (V. la
nota al § 72).

§ 94. Ella è cosa molto rimarcabile, che questo sapore continua a sentirsi,
e va anzi crescendo in vivacità, per tutto il tempo, che i due metalli, stagno
ed argento, continuano a star applicati, l’uno alla punta della lingua, l’altro
ad altre parti della medesima, e a toccarsi fra di loro, formando un cotal arco
conduttore: il che prova che continuo ed incessante sia pure il transflusso
del fluido elettrico dall’uno all’altro luogo.

§ 95. Un’altra cosa non men degna di riflessione è, che facendosi inversa-
mente la prova, cioè applicando alla punta della lingua la lamina d’argento,
e più indietro la carta inargentata, o a dir più tosto stagnata, si sente su detta
punta un altro sapore che non è già acido, ma piuttosto alcalino, acre cioè
tirante all’amaro; il quale, sebbene più piccante e rabbioso quando si sente,
non si arriva però a sentirlo se non sono le circostanze le più favorevoli, cioè