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Or riflettendo a tutto questo mi nasce talvolta dubbio, se veramente i
conduttori metallici, diversi, od applicati in differente maniera a due luoghi
dell’animale altro non facciano dal canto loro, allorchè si viene a stabilire tra
essi una comunicazione, che prestar la via al fluido elettrico, che naturalmente
tende a trasportarsi dall’uno all’altro luogo, come pare che si debba credere;
se in una parola siano meramente passivi, o non anzi agenti positivi, che mo-
vano cioè di lor posta il fluido elettrico dell’animale, e da quieto che era ed
equilibrato, lo determinino, rompendo essi tal equilibrio, ad entrar quinci
per una armatura di tal foggia, ed a sortire per l’altra di tal altra foggia. Un tal
sospetto non posso a meno di formarlo allorchè vedo nascer le convulsioni
e convulsioni forti nelle gambe della rana facendo, mediante un filo condut-
tore, comunicare la foglietta di stagno con cui ho vestito parte di una coscia,
colla moneta d’argento posata sull’altra coscia al luogo corrispondente. Qui
non v’è ragione, per cui il fluido elettrico tenda a portarsi da questa a quella
coscia, o da quella a questa: infatti non si vede che siegua nulla, se ambedue
le armature siano simili, cioè o due monete, o due fogliette. Se dunque succedono
le convulsioni, e si ha indizio quindi di una corrente di fluido elettrico,
ossia trasporto da una coscia all’altra, qualora sia applicata a questa la foglietta,
a quella la moneta, par che si debba inferirne che tutto sia giuoco di esse arma-
ture, che le medesime in quanto differiscono nella maniera del combaciamento
più o men esatto, per esser più aspre o più liscie, più o men pieghevoli ecc.,
faccian nascere lo sbilancio del fluido elettrico ne’ luoghi del loro contatto,
che in somma vi succeda quello stesso in minimo grado, ma pur succeda,
che avviene per lo sfregamento che è il mezzo onde eccitasi l’elettricità arti-
ficiale, e dove appunto si osserva, che diversi metalli, ed anche l’istesso metallo,
sfregando l’istesso corpo, or danno a questo del lor fluido, or ne prendono,
secondo che varia lo sfregamento medesimo per maggiore o minor pressione,
per più o men calore, per maggiore o minor pieghevolezza, asprezza, o leviga-
mento della lamina metallica. Intorno a che se si rifletta dippiù, come non è
necessario neppure uno sfregamento propriamente detto, bastando qualunque
percossa, urto, ed anche una qualsisia picciola pressione, nelle circostanze
favorevoli. . . . .