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stadio della superstite vitalità, molte rane, che ho fatte morire quali di puro
stento o d’inedia, quali in un bagno d’acqua più o men riscaldata, alcune sotto
a gravi ferite, mutilazioni, e strazi d’ogni sorta, altre con replicati colpi elet-
trici, ed altre infine con una scarica fulminante sola. Di tutte queste osserva-
zioni ho preso nota in un esatto Giornale, e lo esporrò al Pubblico quando avrò
estese le sperienze, come mi propongo, ad altri generi di morte in questi ed
altri animali, cimentandoli singolarmente colle arie e vapori mofetici (s) , e
con diversi veleni.

§ 43. Terminerò intanto questo picciol saggio, che ho voluto oggi presen-
tarvi dei principali risultati delle sperienze da me fatte fin qui intorno all’elet-
tricità animale, coll’annunziare, che anche senza snudare nervi, senza taglio
o ferita di sorta, posso, quando voglio, eccitare nell’animale non che vivo,
ma sano ed illeso, senza alcuna azione di elettricità straniera, mettendo sol-
tanto in giuoco la sua propria e nativa elettricità, mercè la semplice applica-
zione di convenienti armature, posso, dico, eccitare a mia posta nell’animale
intiero e intatto quelle stesse convulsioni, spasmodie, subsulti, che si ottengono
collo snudare ed isolare i nervi alla maniera del Sig. GALVAnI, o con altre con-
simili preparazioni: anzi dippiù, giacchè s’estendono col mio metodo tali con-
trazioni e moti a tutte le parti dell’animale, a norma della posizione delle ar-
mature ecc.

§ 44. Per dare qui tosto un’idea di queste sperienze, legata una rana,
ovver fissata con due o tre grossi spilli ad una assicella o tavolo qualunque,
oppure senza offenderla fattala tenere per le gambe da un compagno, vesto
una parte qualsiasi del suo corpo (il meglio è la schiena o i lombi) con un pezzo
di laminetta di piombo o di stagno (ottime sono quelle fogliette nei libretti,
di cui si servono gl’indoratori per inargentare a falso), e applico ad un’altra
parte, alle gambe es. gr. o coscie, sia sotto, sia sopra, una chiave, una moneta
d’argento, il manico di un cucchiaio, od una lastra qualunque, di tutt’altro
metallo però che di stagno o piombo: finalmente fo comunicare fra di loro
queste due armature, o immediatamente avanzo quella che è mobile fino a
toccare il lembo dell’altra aderente, oppure mediante un terzo metallo, es. gr.
un fil d’ottone, il qual faccia officio d’arco conduttore: ed ecco la mia rana
convulsa pressochè in tutte le sue membra, in quali più in quali meno però,
vibrare singolarmente i muscoli delle gambe, calcitrare, saltare.

§ 45. Così poi, secondo che tali armature vengono applicate ad altre parti