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una scossa, debolissima invero, ma pur sensibile, provocandone la scarica
mercè il toccarne l’uncino procedente dall’interna armatura con una lastra
di metallo, che tiensi impugnata in una mano ben umettata, mentre un dito
dell’altra mano pesca in un vaso d’acqua comunicante per mezzo di altra
lamina metallica al tondo, ossia armatura esterna di essa boccia; una scosse-
rella cioè, che prende una o due articolazioni di quel dito intinto (b) . Che se
facciasi la prova con boccie o grandi giare, pur esse di vetro sottile, aventi 2,
3, 4 piedi quadrati di armatura, e caricate similmente, o con un breve contatto
del mio apparato, o colle scintille di un elettroforo, o con macchina elettrica
ordinaria, caricate, dico, ad 1 o 2 gradi dello stesso elettrometro a pagliette,
la scossa notabilmente più risentita a proporzione prenderà tutto il dito, ed
anche forse ambe le mani fino al carpo. Finalmente con una batteria di 10,
15, 20 piedi di armatura riuscirà assai più grave la commozione con la stessa
carica di 1 ovvero 2 gradi, e si estenderà al gomito, e per avventura fino agli
omeri. Nulla dico dell’effetto che produrrebbero batterie di 60, 100, 150,
200 ec. piedi quadrati caricate con apparati di 200, 300, o più coppie metalliche,
e quindi a più di 3, 4, 5 gradi, perchè non ho ancora sperimentato con elettro-
motori e batterie così grandiosi: del resto è facile predire che se ne avrebbero
scosse tanto più valide ec. (c) .

§ XXXIV. Conviene, perchè riescano queste sperienze colle boccie di
Leyden, e massime colle batterie di portata, che non vi sia fra i conduttori
delle medesime che debbono comunicare fra loro, fra questi e le rispettive
armature, la minima interruzione; giacchè altrimenti non potrebbe effettuarsi
a dovere la carica, la scarica, essendo tale carica, che arriva ad 1, o 2