§ XXX. Resta pertanto provato ad evidenza, che ad ogni contatto di
un pezzo di argento o di rame con uno di zinco, e finchè dura tale contatto,
conforme si è fatto osservare (§ 19 e segg.), viene spinto il fluido elettrico da
quello in questo metallo: nel quale (notisi ciò bene) non rimane già in riposo,
impiegandosi a soddisfare qualsiasi di lui appetenza, attrazione, o capacità
rispettivamente maggiore, come potrebbe credersi, (e come da taluni è stato
male inteso ciò che di questo passaggio del fluido elettrico da uno in altro
metallo per virtù del semplice loro contatto ho avanzato in tutte le antece-
denti Memorie); ma tende continuamente ad uscirne con una forza eguale ad
1/60 circa di grado del mio elettrometro a paglie sottili, siccome l’argento tende
con egual forza a ripigliare da altri corpi il fluido somministrato ad esso
zinco. Insomma piuttosto che un’attrazione, che tiri il fluido elettrico dall’ar-
gento nello zinco pel mutuo loro contatto, vuol dirsi un impulso, qual ei pur
sia, che ve lo caccia a forza (a) . Tale dunque, e tanta elettricità manifestano,