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§ XLVIII. Lungi pertanto dal maravigliarci della forte commozione,
che eccitano con una tensione elettrica assai debole i miei apparecchj, la di cui
capacità altronde può considerarsi come infinita, avendo riguardo alla durata
della scarica, che è interminabile; dobbiamo piuttosto rintracciare la causa
perchè non riesca ancora più forte tale commozione, e non superi di lunga
mano quella della batteria la più grande che mai costruire si possa, caricata
al medesimo grado; la di cui capacità sarebbe sempre finita, e la scarica limi-
tata quindi a un tempo più o men corto; laddove interminabile è quella, ripe-
tiamolo, de’ detti apparati elettromotori. Ma conviene osservare primiera-
mente che la durata della scarica, ossia del torrente elettrico, oltre un certo
tempo, che non è già lungo, che non arriva forse a 1/10 di secondo, non serve più
ad accrescere o rinforzare la composizione. Non è che dentro certi limiti,
i quali sarebbe difficile di determinare, che è riposta la continuazione dell’a-
zione sopra i nostri organi. Gli urti e colpi che questi ne ricevono, colpi reite-
rati che si succedono senza interruzione, confondonsi in certa maniera in
un sol colpo, come ho cercato di spiegare qui sopra (§ XLV). Durando dipiù,
oltrepassando p. e. 1/10 od 1/8 di secondo, cominciamo a distinguere la durata
della sensazione dall’intensità. Così continuando la corrente elettrica a sti-
molare l’apice della lingua, continua pure è la sensazione di sapore, continuo
e crescente il bruciore sulla fronte, sul naso, o su altre parti delicate, se queste
seguitino ad essere invase dal torrente elettrico di un apparecchio abbastanza
forte (l) .