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Prendasi una boccia di mediocre grandezza, e mediocremente caricata, oppure
una assai grande, molto debolmente carica, tantochè sia atta a dare una di-
screta scossa, (la quale boccia grandissima e debolmente carica può meglio
paragonarsi al nostro apparato come già accennammo in più di un luogo, e si
mostrerà di proposito altrove). Si applichi per una sua estremità ad esatto
contatto e abbastanza esteso dall'armatura esterna di questa boccia una striscia
di pelle, o di carton bagnato larga uno, due o più pollici, alla quale sia unito
all'altra estremità un bottone o lastra metallica: si tenga toccata l’istessa ar-
matura esterna anche con una mano, che sarà bene sia umida, e vi si applichi
pur anco largamente: finalmente prendendo coll’altra mano l’altra estremità
di quella striscia bagnata, si adduca la lastra o bottone, in cui termina, a con-
tatto dell’uncino della boccia, onde provocarne la scarica. Parrebbe, che questa
scarica, ossia la corrente elettrica che si slancia dall’interno all’esterno della
boccia dovesse passare tutta pel cartone bagnato, essendo questa la strada
più corta, e diretta che mena dall’uno all’altro termine: eppure una gran parte
di essa corrente prende anche l’altra strada più lunga attraverso le braccia
della persona che fa l’esperienza, come dimostra la commozione più o men
forte, commozione che esse braccia ne riportano, men forte è vero, che se
quell’altro arco conduttore del cartone bagnato non vi fosse, ma pur sensibile
abbastanza. Ecco dunque come una corrente elettrica copiosa, ancorchè
spinta con debole tensione, qual è quellauna capace boccia di Leyden
carica pochi gradi, in luogo di seguire un sol sentiero quale gli si presenta da
un conduttore umido anche discretamente largo, invece, dico, di seguire
raccolta quel sentiero più dritto, ossia l’arco conduttore più breve, si divide
e riparte in più vie, comunque più lunghe, in due archi conduttori distinti
e per essi scorre, e arriva al suo termine provando da tutte unitamente
minor resistenza, che dalla prima sola.

Pr. 40. Facendo ora l'applicazione di queste sperienze eseguite colla
Macchina elettrica e colle boccie di Leyden (Pr. 37-39) a quelle col mio ap-
parato, sopradescritte, in cui esso e segni elettrici, e scosse, ancorchè ba-
gnato al di fuori (Pr. ) è facile intendere come malgrado siffatte comunica-
zioni di conduttori umidi che offrono sibbene un passaggio al fluido elettrico
tendente continuamente a sortire da un capo della colonna, e a portarsi al-
l’altro (giusta la direzione con cui viene spinto dall’azione che si esercita pur
di continuo de' metalli dissimili accoppiati) per essere come vedemmo condut-
tori imperfetti, ma un passaggio non abbastanza libero, non trascorra già per
essi tutta la quantità di detto fluido, che vorrebbe trascorrere, ma una parte
ne venga ognora tenuta indietro, e vi mantenga quindi una corrispondente
tensione elettrica, giusto quella tensione, che abbiamo osservata, debole cioè
e non sensibile a dirittura all’elettrometro, ma solo coll’ajuto del Condensatore
(Pr. ): come provocando la scarica anche di questo fluido rattenuto provo-