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Spagna, o meglio di un più sottile ancora di buona vernice di lacca, di coppale,
o d’ambra; tantochè trovisi, stando quei due dischi a mutuo combaciamento,
una sottilissima lamina o velo coibente che li dirima, ossia ne impedisca il
contatto metallico, ma nello stesso tempo distino essi piani metallici un dal-
l’altro il meno possibile; nel che consistono le condizioni di un ottimo conden-
satore, massime ove si tratta di accumulare un’elettricità estremamente
debole. Ad uno di questi dischi poi, o ad ambedue, è adattato un manico di
vetro incrostato di ceralacca, per istaccarli, quando conviene, uno dall’altro
ad un tratto, e levar in aria questo o quello perfettamente isolato, ecc.

Mi servo anche di altri dischi o piatti di qualsisia metallo, oppur di legno
(e questi ultimi mi riescono più comodi, potendo farli più grandi, senza che sieno
troppo pesanti, e bastando che sian coperti tai piatti di legno in tutto o in
parte di foglie di stagno o di carta argentata), quali dischi, sian di metallo,
sian di legno inargentato, io vesto nelle faccie, con cui devono applicarsi l’uno
all’altro, di un velo di seta, di un pezzo d’incerato, o di taffetà verniciato:
mi servo, dico, anche di questi per condensatori con abbastanza buon successo,
però con minore vantaggio; giacchè l’elettricità portata ed accumulata, come
che sia, nell’un piatto, ancorchè trovisi sostenuta ossia controbilanciata dal-
l’elettricità contraria, che contrae il piatto compagno comunicante col suolo
(per la nota azione delle atmosfere elettriche, a cui si riporta il giuoco del con-
densatore), non vi si conserva lungamente, fuori del caso che sieno tali into-
nachi asciuttissimi, massime quello d’incerato, che di sua natura è troppo
poco coibente, ma mal rattenuta da tali coibenti imperfetti interposti trapassa
quel da piatto a questo in pochi minuti, o secondi; laddove ne’ piattelli incro-
stati di buona ceralacca, o di vernice resinosa, vi rimane confinata l’elettricità
per delle ore, seppur non sieno manifestamente umide e quasi bagnate le
faccie, od estremamente umido l’ambiente.

§ V. Posto dunque in ordine un tale buon condensatore, faccio la seguente
sperienza fondamentale. Pongo a contatto un pezzo d’argento puro, o con
lega, una moneta, p. es., con un pezzo o lastretta di zinco, oppure gli unisco
a vite, o inchiodandoli, o con saldatura metallica qualunque, o in altre qual-
siasi maniere, sol che il contatto si faccia tra metallo e metallo: gli unisco
nel modo indicato, o in qual altro più mi piace; e prendendo fralle dita il
pezzo z di zinco, faccio comunicare l’altro a di argento per qualche momento
al piattino superiore del condensatore, mentre l’inferiore comunica, come dee,
col suolo; ritirata indi tal coppia di lastrette az, ed alzato detto piattino
superiore, a cui venne comunicata l’elettricità dalla lastretta d’argento a
(e vi si è raccolta ed accumulata corrispondentemente alla capacità, e virtù
collettrice, di cui godea esso piattello stando accoppiato al compagno, in
grazia dell’elettricità contraria che questo avente comunicazione col suolo
veniva contraendo, conforme alla nota teoria del condensatore), ecco che