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non conduttori, il trattenere od impedirne l’azione, alcuni corpi, che sono pur
buoni e tengonsi anzi per eccellenti conduttori dell’elettricità, come l’aria
molto diradata, e singolarmente la fiamma.

Imarcati e mirabili effetti chimici, che il medesimo apparato
produce, di decomposizione cioè dell’acqua, e di altri fluidi, di pronte termos-
sidazioni de’ metalli, ecc.: i quali effetti, dicesi, non si vede come attribuir si
possano a quella così debole elettricità, che si manifesta in tal apparato con
segni nulla o ben poco sensibili ai delicati elettrometri; quando l’assai più
forte e strepitante delle macchine elettriche ordinarie, che vibra ed innalza
a molti gradi degli elettrometri più pesanti; quando una copiosa corrente di
fluido elettrico, che con queste macchine si ecciti, e si mantenga per eguale
spazio di tempo, ed anche più lungamente, non si vede che li produca.

Queste sono finalmente, o a queste si riducono tutte le difficoltà, che pos-
sono lasciare ancora de’ dubbj in chi per avventura non è abbastanza versato
nella scienza e pratica dell’elettricità, specialmente in quella parte che riguarda
l’elettrometria: i quali dubbj e difficoltà mi conviene perciò sciogliere, por-
tando su tal materia gli opportuni schiarimenti.

§ II. Per venirne a capo sarà bene prima di tutto determinare, se non col-
l’ultima esattezza, con qualche precisione, il grado di forza, con cui il fluido
elettrico è spinto dall’uno nell’altro di due conduttori di specie diversa, i quali
applicati a mutuo contatto sono, non già semplicemente conduttori, ma nello
stesso tempo anche incitatori o motori di esso fluido, come fin dalle mie prime
scoperte intorno al Galvanismo gli ho chiamati (veggansi tutte le mie Memorie
sopra questo soggetto pubblicate dal 1792 fino al 1798) (a) . Sceglieremo a
tal uopo fra i metalli, che per tale virtù motrice superano di lunga mano i con-
duttori non metallici, o di seconda classe, così da me detti, che sono poi i
conduttori umidi, sceglieremo fra i primi, due de’ più diversi, ossia rispetti-
vamente più attivi, quali sono l’argento, o puro, o legato con rame a varie
dosi, come si truova per esempio nelle monete, e il zinco, parimente o puro, o
legato con più o meno di stagno, o di stagno e piombo insieme: le quali leghe
ho trovato che fino a certe proporzioni non diminuiscono notabilmente, e
in alcune dosi accrescono piuttosto la virtù sì dell’argento, che dello zinco.
Questi dunque ben netti e tersi, ove si tocchino per uno o più punti (ciò che
è indifferente, sol che si tocchino veramente a nudo) sbilanciano e smuovono
il fluido elettrico in guisa, che passa esso dall’argento nello zinco, diradandosi
in quello, e condensandosi in questo; e in tale stato di condensazione nell’uno
e rarefazione nell’altro mantiensi, ove i detti metalli altra comunicazione
non abbiano, altri conduttori cioè, da cui ripeter possa l’argento il fluido perso,