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vogliam dire coibente, elettricità conosciuta già da lungo tempo; quanto l’ec-
citamento dell’altra, nuovamente scoperta, per virtù di un semplice combacia-
mento di due corpi ambi conduttori, e sì de’ più perfetti, diversi però anch’essi
tra loro, almeno nelle superficie che si toccano, la diversità delle superficie
combaciantisi essendo la condizione essenziale.

Pr. 3. La prima, e la più nota, come dissi, di tali Elettricità consiste nel
trasporto e accumulazione di una dose più o meno grande di fluido elettrico
nell’uno dei due corpi stropicciantisi a spese dell’altro (nel vetro p. e. a spese
della mano, del panno, del cuojo, o dell’amalgama impiegati a stropicciarlo:
nella mano, nella carta stropicciante a spese dello solfo: in un nastro
di seta bianca a spese di un nero, ec.): consiste in una condensazione, o rarefa-
zione di detto fluido nella superficie ossia punti confricati dell’idioelettrico,
condensazione, o rarefazione cagionata da esso sfregamento; il quale, secondo
ch’io penso, ed ho già insinuato, non opera che in virtù del contatto da lui pro-
mosso e perfezionato: condensazione o rarefazione che si ferma e limita a detti
punti superficiali la coibenza del corpo, la sua impermeabilità al fluido elettrico
non permettendo che si estenda, o passi più addentro.

Pr. 4. La seconda, quella che da qualche anno solamente abbiam comin-
ciato a conoscere, differisce da siffatta elettricità locale, e in certo modo sta-
gnante, pel movimento libero e continuo che riceve il fluido elettrico: consiste
però anch’essa in un trasporto di questo fluido da un corpo all’altro, cagionato
da un’azione affatto simile, che nasce cioè dal mutuo contatto di corpi fra loro
diversi; ma questo trasporto non termina già alle superficie. Qui i corpi, che si
combaciano essendo tutti conduttori presso a poco perfetti, che è quanto dire
permeabilissimi al fluido elettrico, avviene che codesto fluido incitato dall’azione
che sorge e si esercita ne' punti di contatto, come riteniamo, spinto, dico, sol-
lecitato da una forza qualsiasi, non si fermi e limiti alla superficie di alcun
d’essi; ma passi oltre, e si avanzi senza ritegno, e percorra tutta la strada
conduttrice,

Pr. 5. Supponiamo per es. che la mano si applichi alla superficie del vetro,
e lo strofini; e non consideriamo (come vogl’io) questo strofinamento, che come
il mezzo di un migliore e più esatto combaciamento, di un contatto più ampio
e più perfetto. Questo combaciamento mettendo in qualche maniera in giuoco
le forze mutue o suscitando un’azione qualsiasi, spingerà il fluido elettrico con
una certa forza contro la superficie coibente del vetro, tanto che vi si accumulerà
esso fluido fino a un certo segno, e resterà aderente ad essa superficie in ragione
della più o meno grande coibenza della medesima; e in ragione parimenti di
questa coibenza, inerzia, o tenacità che voglia dirsi, conserverà poi detta su-
perficie del vetro l’elettricità acquistata di eccesso, o in più, la conserverà,
dico, cessato anche lo stropicciamento e ne darà segni più o men forti per un
tempo più o men lungo. Così pure se la mano si applichi ad un bastone di ce-