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vano tanto da darne tuttavia segni vigorosi, da innalzare gli Elettrometri
anche meno delicati a molti gradi, ec.; e ancor ne conservano abbastanza, per
muoverli di alcuni gradi dopo la presentazione di altri conduttori a picciolis-
sima distanza, anzi dopo toccamenti più volte replicati, o lunghi. Tra questi
idioelettrici di prima sfera, coibenti in primo grado, o che vuol dire lo stesso,
o conduttori in ultimo grado; e i metalli conduttori in primo grado, e coibenti
in ultimo, avvi un gran numero di corpi, che partecipano dell’una e dell’altra
indole a tutti i gradi intermedj, che per conseguenza tengono confinata e con-
servano, più o meno, l’elettricità indottavi, più o meno la lasciano trascorrere, ec..
Dal vetro, che ritiene all'uscire dello stropicciamento una tensione elettrica
di 6o, 80 e più gradi del Quadrante-elettrometro, che equivalgono a 1000 gradi,
o più dell’Elettrometro a boccetta di CAVALLO o del mio a pendolini di paglia
e a più di 10000. dell’Elettroscopio di BENNET a fogliette d’oro, fino ai metalli,
che sostener possono appena la tensione di 1/100 di grado di tal Elettroscopio
delicatissimo o di 1/1000 di quello a pagliette (Pr. ) qual differenza! Sono
questi oltre un milione di volte meno coibenti del detto vetro; ma pur sono
un qualche poco coibenti, come dicemmo (Pr. prec.); e tanto basta.

Pr. 40. Dopo ciò non mi tratterrò lungamente a farvi osservare, che se
fino i metalli posti nell’infimo grado di coibenza, ossia nel primo di conduci-
bilità, oppongono qualche resistenza al trascorrimento del fluido elettrico; i
conduttori di lunga mano inferiori ai metalli, avvegnachè passino comunemente
per buoni, come l’acqua, e gli altri deferenti umidi, ne oppongono una assai
più considerabile, sebbene ancora così picciola, che può essere vinta da una ten-
sione elettrica men forte di un grado, e meno anche di 1/10 di grado del mio Elet-
trometro a paglie sottilissime. Supposto che l'acqua, o i corpi imbevuti di essa
o di qualche altro umore, siano 100 volte più coibenti, e più tenaci dell’elettri-
cità, che i metalli; e supposto che quest’i ultimi sollevati con dei toccamenti
reiterati, o continuati pel tempo di molti secondi, non possano ritenerne ch'1/10000
di grado, quegli altri ne riterrebbero nelle medesime circostanze 1/100 di grado;
ciò che è ancora una quantità ben picciola, che l’Elettrometro per solo non
potrebbe renderci sensibile.

Pr. 41. Si comprende ora il perchè convenga far durare una mezz’ora, o
poco meno, e spesso anche una o più ore (Pr. 14. e 22) il contatto dei metalli
differenti nelle sperienze col Duplicatore per ottenere l’elettricità che si vuole,
soprattutto quando si tratta d’inverterla, cioè di distruggere l’elettricità in
più nel disco mobile, e di renderlo elettrizzato in meno, o viceversa. In gene-
rale vi vuole un tempo considerabile, e più o men lungo in ragione del più o
meno di coibenza, dei corpi, tanto per vincere questa coibenza, e portar via le
ultime porzioni insensibili di elettricità, di cui trovinsi imbevuti, quanto per
introdurvene una nuova, qualora altro non s’impieghi a ciò che delle azioni
debolissime, come son quelle dei contatti metallici eterogenei.