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ralmente, quando cioè stia esposto da lungo tempo ad un ambiente secco),
è facile ridurvelo in qualsisia tempo col riscaldarlo discretamente al sole, o
al fuoco: in tale stato, e finchè mantiene un sensibile tepore, ha giusto quella
semi-coibenza, che favorisce nel miglior modo la condensazione, ossia accumu-
lazione di elettricità,, e la sua conservazione nel piattello o scudo, che gli stia
applicato. Se ne assicura osservando, che una discreta elettricità, di 10, 15,
20 gradi dell’Elettrometro a paglie, infusa in tale piattello vi dura lungamente,
e da segni ancora abbastanza sensibili sollevandolo dal sottoposto piano di
marmo molti minuti, e fino qualche ora dopo. Servendosi per base, in luogo
del piano di marmo, di un piatto metallico incrostato di ceralacca, si mantiene
l’elettricità nella sovrindicata forza (non conviene sperimentarne una maggiore,
la quale s’imprimerebbe sulla faccia coibente medesima) si mantiene, dico,
nel sovrapposto piattello nudo molte e molte ore, e talvolta più d’un giorno,
come il VOLTA fa vedere. Ora per le sperienze, di cui si tratta, non fa bisogno
di tanto: basta assicurarsi, che detto piattello collettore o scudo, mantenga
un’elettricità di pochi gradi senza perdita notabile per lo spazio di qualche
minuto, quanto cioè dovrà durare ciascuna sperienza.

Così disposto il piccolo apparecchio Condensatore, e assicuratosi del-
l’ottimo suo stato e disposizione, cioè che non vi sia punto di elettricità impressa,
e che possa conservar a dovere quella, che verrà compartita al piattello supe-
riore, o scudo, passa, il VOLTA a comunicargliene effettivamente con versarvi
quella che acquistano i piattelli metallici dissimili pel loro combaciamento:
applica cioè al solito l’un piattello, che tiene per il suo manico isolante, all’altro
piattello non isolato, ossia che comunica col suolo, e staccandolo indi brusca-
mente lo porta a toccare il Collettore, ossia scudo del Condensatore; torna
quindi ad applicarlo al piattello compagno, a staccarlo, e a farlo toccare di
nuovo allo scudo; e ripete così il giuoco 10, 20, 30 o più volte, secondo il
bisogno. Alzando allora pel suo manico isolante cotale scudo, in cui si è rac-
colta l’elettricità, che ad ogni volta acquistò e gli compartì il piattello fatto
giuocare; e portando esso scudo a toccare l’elettrometro; ecco comparire i se-
gni di tale elettricità molto più forti di quelli che si sarebbero potuti ottenere
senza codesto artificio del Condensatore; ecco aprirsi a molti gradi non solo le
fogliette d’oro dell’Elettrometro di BENNET, ma ben anche i pendolini di quel
di CAVALLO, o le paglie sostituitevi da VOLTA. L’ho veduto io con due piattelli
di 2 pollici di diametro, uno d’argento l’altro di zinco ben tirati, e un buon
condensatore, alternando i toccamenti nel modo sopra indicato 10, 15, 20
volte portare l’elettricità al segno di far divergere le pagliette 4, 6, 8 linee:
ho veduto, arrivando un tal giuoco a 30 volte circa essersi raccolta tanta elet-
tricità da portare i pendolini fino a battere contro le pareti della boccetta
larga oltre due pollici. Che più? In 40 ovvero 60 volte cioè con altrettanti
combaciamenti degli stessi piccioli piattelli tra loro, e toccamenti alternati-