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Vi confesso pertanto, che mi ha molto sorpreso, e quasi scandalizzato la
sicurezza con cui GALVANI, a fronte di tutto ciò, sostiene ancora la sua prima
opinione affatto inconciliabile, e contrappone sul bel principio della recente
sua Opera, (pag. 3, della, 1.a Memoria) alcune proposizioni ed altrettante del
VOLTA, ne’ seguenti termini - « Egli vuol la elettricità la stessa, che la co-
« mune a tutti i corpi (l) ; io particolare e propria dell’animale (m) : egli pone
« la causa dello sbilancio negli artifizj, che si adoprano, e segnatamente nella
« differenza dei metalli (n) ; io nella macchina animale (o) ; egli stabilisce tal
« causa accidentale, ed estrinseca; io naturale ed interna: egli insomma tutto
« attribuisce ai metalli, nulla all’animale; io tutto a questo, nulla a quelli,
ove si consideri il solo sbilancio » -. Or questo insomma, questo negare ai
metalli qualsisia virtù o potere di sbilanciare il fluido elettrico, è ciò che mi ha
ferito, contraddicendo, non solo a tanti argomenti e prove moltiplicate dal
VOLTA sul soggetto del GALVANISMO, ma a fatti ben anche, e sperienze dirette,
indipendentemente dal GALVANISMO; colle quali il medesimo avea già mostrato
che il semplice combaciamento di due metalli diversi, e. g. Stagno e Argento,
produce un notabile sbilancio di fluido elettrico, una vera elettricità positiva,
ossia, in più nell’uno, negativa ossia in meno nell’altro, elettricità valevole a
dar segni, non che ai sensibilissimi elettroscopj animali, quali sono gli organi
e membri della rana preparata, ec., ma agli elettrometri comuni ben anche,
che sieno abbastanza. sensibili, a quello cioè di BENNET a listerelle di foglietta
d’oro, e ai suoi a paglie.

Queste sperienze fuori del GALVANISMO, nelle quali cioè non entra alcun
corpo od organo animale, e si adoprano soli metalli, le facea già il VOLTA
verso l’estate del 1796 e mostrolle a me, ed a molti intelligenti, fra’ quali
ai valenti Fisici Francesi BERTHOLLET e MONGE nel susseguente autunno,
dopo che ne avea fatto parte ad altri suoi corrispondenti, segnatamente a
GREN nelle già mentovate lettere scrittegli in Agosto, le quali poi comparvero
pubblicate al principio del 1797, nel Giornale di Fisica di esso GREN, come si è
già, detto, e non molto dopo negli Annali di Chimica di BRUGNATELLI, che si
stampano in Pavia.

Son persuaso, che GALVANI ignorava tali sperienze affatto decisive,
quando pubblicò la sua ultima Opera poco dopo la metà, dello stesso anno