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Se ciò è già sufficiente

da J. 69 ε.

per poter dare al mio Apparecchio il nome di Elettromotore, pare che un
nome ancor più espressivo gli converrebbe per ciò che in conseguenza dell’anzi-
detta virtù e forza, con cui spinge incessantemente il fluido elettrico da un
capo all’altro, viene poi a metterlo in una corrente ogni qualvolta compiasi
con altri conduttori il circolo: corrente continuata finchè esso circolo non
s’interrompa; corrente, che produce una scossa proporzionata a tal forza
(epperò alla qualità e numero delle coppie metalliche, ond’è composto esso
Apparato) ed alla più o men perfetta comunicazione, qualora tra i conduttori
che compiono il circolo entrino le braccia od altre parti del corpo suscettibili
di convulsione; cagiona un più o men forte bruciore delle parti delicate del
volto, ed altre sensibili applicate al contatto, ove questo continui per un certo
tempo; eccita infine negli organi del gusto, della vista, e dell’udito delle sen-
sazioni proprie a ciascuno di questi sensi, di sapore cioè di luce, e di suono.
Intorno ai quali effetti tutti (che accenno qui di volo) sopra i corpi viventi
intieri, e loro diversi organi, e sopra i membri, e parti recise, in cui trovasi
ancora superstite qualche vitalità, ho scoperto de’ fenomeni assai curiosi,
e molto interessanti lo studio dell’economia animale per nulla dire della Medi-
cina pratica, de’ quali ho promesso di trattenervi qualche altra volta.

Or questo medesimo Apparato, oltre tali e tanti fenomeni, altri sempli-
cemente elettrici, ed altri elettrico-fisiologici, ne presenta ora di elettro-
chimici non meno sorprendenti, quali sono la decomposizione dell’acqua in
contatto de’ metalli, e l’ossidazione di questi, per ottenere ed esaminare i
quali possono congegnarsi in diversa maniera i pezzi di quello, che chia-
merò apparecchio secondario; come vado ora a mostrarvi.

Se l’Apparato primario, ossia l’Elettromotore,è quello a corona di tazze,
fig. ....., del quale mi servo io più volentieri che dell’altro a colonna, per la
maggiore facilità di adattarvi i pezzi che occorrono, non v’è bisogno d’altro
per far seguire ed osservare l’accennata decomposizione dell’acqua, e la susse-
guente calcinazione de’ fili, o lastrette metalliche che di mettere quel filo o
lastretta, che si vuol sottoporre all’esperienza, di metter l’uno o l’altra, ripie-
gatili prima ad arco, a cavalcione di due di esse tazze in luogo d’alcuno
degli archi guerniti delle lastre di rame e di zinco; e di compiere indi a do-
vere il circolo.

Questo filo o lastretta... nella cit. fig. è un filo di rame della grossezza
di 1/4 di linea circa, che pesca co’ suoi due capi... nell’acqua delle due tazze...
alla profondità di un pollice o più: b b, un altro simile filo d’argento che pesca