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Ho supposto fin quì, che tutto il potere elettrico della Torpedine risieda
negli organi a ciò destinati, i quali di elettrici appunto hanno ottenuto il
nome; che essi sieno veri e perfetti elettromotori naturali, emuli de’ miei
artificiali; che per se soli incitino, ed impellano il fluido elettrico in guisa di
metterlo in corrente da un capo all’altro, ogni qualvolta essendovi in pronto
un acconcio arco conduttore, vengano, o per uno sforzo volontario dell’ani-
male, o per altra maniera addotte al congruo contatto, o rese compitamente
comunicanti fra loro quelle parti di essi organi, che nello stato naturale
del nostro pesce libero e quieto trovinsi per avventura disgiunte, o mal co-
municanti. Però è, che per le sperienze da me proposte, alla riuscita delle quali
richiedesi, che tal corrente elettrica sia continua incessante, come lo è nelle
ordinarie pile, allestite di tutto punto, e in cui non abbiavi interruzione,
ho suggerito l’artificio di tener compresse le parti del ventre e della schiena
che rinchiudono detti organi, di tenerle, dico, ben compresse e serrate, ad
oggetto di avere una perfetta e costante comunicazione fra tutte le parti
componenti codesti organi, e fra gli organi medesimi, e la schiena dell’ani-
male da una parte, e il ventre dall’altra. Spero che un tal artificio, o qualche
altro di varj che potranno immaginarsi, riesca. Confesso però, che non ne
son sicuro, perchè può esservi naturalmente, nello stato cioè ordinario del
pesce, qualche mancanza in siffatti organi, qualche sconnessione, od inter-
vallo fra i pezzi che lo compongono, qualche difetto insomma, cui la sola
volontà dell’animale possa togliere con certi moti da lei impressi agli organi
medesimi, od alle parti aggiacenti, dispiegando la sua energia sopra i nervi,
che vi si portano in grande copia, facendovi accorrere tale o tal altro umore
acconcio, o in altra guisa; al che non sarebbe a noi dato di poter supplire
con artificj meccanici. In attenzione di una più accurata descrizione di tali
organi, che voi non mancherete di darci, mi attengo per ora a quelle pubbli-
cate da altri naturalisti ed anatomici, che riporta in succinto HAUY nell’opera
sua: Traité Élémentaire de Physique: (tutto intero il § 513°.) [1] « L’organe
« dont la torpille se sert pour exercer son pouvoir engourdissant est composé
« d’un grand nombre de tubes aponévrotiques, d’une forme hexagonale et
« quelquefois pentagonale, rangés parallélement les uns aux autres autour des
« branchies, et dont une base est adjacente à la peau de dessus et l’autre
« à celle de dessous. Tous ces tubes sont exactement fermés à leurs extre-
« mités par une membrane aponévrotique, qui s’étend de chaque côté sur
« toute la surface de l’organe. De plus, chaque tube est traversé horizonta-
« lement par des feuillets aponévrotiques placés l’un au-dessus de l’autre à
« de petites distances, en sorte que le tube peut être considéré come un as-