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che possa riuscire; non può mancar di produrre al pari di una pila, la di cui
azione, quando trovasi in buon ordine e stato, è pure incessante, non può,
dico, mancar di produrre anche il bel fenomeno chimico dell’ossidazione di
un filo d’argento, di rame, ecc., o dello sviluppo di molte bollicine di gas
idrogeno da un altro filo metallico, i quali fili procedendo, l’uno dall’arma-
tura della schiena del pesce, l’altro da quella del ventre, vadano a termi-
nare in un tubo o vasetto d’acqua, per mezzo della quale venga compito il
circolo. Se questa sperienza riesce, avremo il più bel compimento, che possa
desiderarsi nelle prove di confronto fra la Torpedine, che è un elettromotore
naturale, e la pila, od elettromotore artificiale.

Resterebbe ancora di poter imitare colla Torpedine l’altro sorprendente
e dilettevole fenomeno, che presentan le pile, di arroventare cioè e fondere
la punta di sottili fili, o foglie metalliche, arroventamento e fusione, che ac-
compagnano, massime nei fili di ferro vaghe stellette, e scintille sprizzanti.
Ma dubito molto, che possa ciò ottenersi colla Torpedine, ancorchè fosse ri-
dotto il suo doppio organo allo stato e condizione di scagliare incessante-
mente il fluido elettrico, e mantenere una corrente continua, siccome fa una
buona pila: e la ragione è che non si riesce a questa deflagrazione delle punte
metalliche neppure colle pile, se i suoi piattelli di metallo, e i dischi umidi
interposti non sono di una considerabile larghezza, o se, essendo piccioli,
non ne è lunghissima la serie. Or sono bene in gran numero le pellicole, o sot-
tili strati, di cui son formati gli organi elettrici, od elettromotori naturali
di cui si tratta, ma sono picciolissimi di diametro; e altronde non hanno
di gran lunga tanta attività cotesti motori tutti di seconda classe, ossia umidi,
quanto quelli di prima classe, cioè metallici, che entrano nella formazione
delle nostre pile od elettromotori artificiali. Possono dunque quelli aver il
potere di dare scosse anche forti, elo hanno, come ci provano l’esperienze
su di esse Torpedini, senza aver quello di abbrugiare, o far scintillare le punte
di fil di ferro, ecc., come non lo hanno neppure delle pile metalliche di 50., 60.
e più coppie di piattelli piccioli, ex. gr. di mezzo pollice di diametro, le quali
nondimeno producono violente scosse. Ad ogni modo essendo in si gran
numero le accennate pellicole, o strati picciolissimi e sottilissimi nel doppio
organo della Torpedine, che giungono nei tanti tubi membranosi, ond’è questo
composto a più migliaja, non dispero affatto che possa ottenersi, tentando
e ritentando ne’ più acconci modi, qualche poco anche di questa deflagra-
zione. La più facile maniera di riuscirvi, se fosse possibile, mi parrebbe quella
di tener applicato un capo di un arco metallico al bacile, su cui alla maniera
da me indicata posa la Torpedine col ventre, e portare l’altro capo, che ter-
minerebbe in punta di ferro affilata ed acuta, a contatto brusco sia dello
scudo metallico ond’è armata e compressa la schiena, sia d’un buon car-
bone, o d’un laghetto di mercurio posti sopra tale scudo, i quali corpi fa-
voriscono la deflagrazione, che si vuol eccitare.