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Stim.mo Prof.re e Amico Car.mo

Como li 15 Luglio 1805.

Ricevetti la stimatissima vostra de’ 19 Giugno a Bologna alla vigilia
di partirne, che fu il 26 detto. Il viaggio, ed alcuni affari pressanti ritornato
che fui a Como mi obbligarono di ritardare fino al giorno d’oggi a rispondervi.
Mi è spiaciuto grandemente, che una tal gita a Bologna, dove ebbi a por-
tarmi per una convocazione straordinaria de’ Membri dell’Istituto Nazio-
nale, mi abbia privato della bella sorte di aver voi, e l’amico Fortis, per
qualche giorno ospiti in casa mia. Avrei almeno desiderato di ritrovarvi
ancora a Milano al mio passaggio, per salutarvi di nuovo, e conferire con voi
un altra volta intorno alle sperienze, che vi proponete di fare sulle Torpedini;
ma quando vi giunsi eravate già partito per il golfo della Spezia, come in-
tesi dal nostro comune amico Prof.re Raccagni. Non mi resta dunque che
di proporvi in iscritto alcuna cosa, secondando così il desiderio vostro, e
la viva brama che nutro io di veder verificate le congetture, che da lungo
tempo volgo in mente riguardo al potere elettrico di esse torpedini, e di altri
pesci che godono di simile stupenda virtù, taluni in grado anche più emi-
nente; quali sono l’anguilla tremante chiamata Gimnoto elettrico, il Siluro
elettrico, e qualche altro scoperto in questi ultimi anni.

Come però dovrete ristringere le vostre sperienze ed osservazioni alle
Torpedini, che sole tra i pesci dotati del potere di dare la scossa si rinvengono
ne’ nostri mari; di queste sole parlerò, e de’ loro organi elettrici: potendosi
altronde facilmente comprendere, che organi analoghi, anzi identici quanto
all’essenziale, avvegnachè dissimili nella forma, grandezza, e posizione, devono
possedere anche quegli altri pesci, per produrre gli stessi effetti; e rilevandosi
già da alcune descrizioni, che ne sono state pubblicate, cotal analogia. Resterà,
dunque alla sagacità di altri Fisici il mostrare come convengano perfettamente
anche questi organi di tai pesci forestieri nelle fondamentali condizioni di
quelli della Torpedine, e dei nostri apparati elettromotori artificiali.

Le ricerche, che più mi stanno a cuore, hanno per oggetto di rendere,
se si può, sensibile all’elettrometro codesta elettricità mossa dalla Torpedine.
Inutile sarà il tentar ciò restando il pesce sommerso nell’acqua: converrà