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perandosi eccellenti macchine elettriche. Ora se anche per gradi di elettri-
cità così elevati osservisi la stessa legge, cioè siano presso a poco propor-
zionali a tali gradi le distanze, a cui giunge la scintilla, è ancora ignoto, e
lo sarà probabilmente per lungo tempo, difficilissimo essendo il determinar
ciò con sicure sperienze, per le quali richiederebbonsi altri elettrometri di-
versi, e più esatti di quelli che abbiamo. I quadranti-elettrometri ordinarj
non servono in alcun modo a misurare cariche così forti, e non possono neppur
sostenerle, disperdendo essi l’elettricità troppo intensa con frequenti, o con-
tinui spruzzi dagli estremi della colonnetta, da qualche punto dell’arco gra-
duato, e più dalla palla in cui termina il pendolo, la quale non vuol essere
molto grossa: questi spruzzi si manifestano con un certo stridore, e sono
visibili all’oscuro. Del resto anche per le cariche, che possono le boccie sop-
portare, e rispetto alle quali la distanza esplosiva si è trovata dal nostro
VOLTA abbastanza proporzionale ai gradi di tensione, cioè doppia, tripla,
quadrupla, ec. per cariche a un dipresso doppie, triple, quadruple, o di po-
chissimo minori (§ prec.), avverte il medesimo, che ciò si verifica soltanto
ove le scintille scocchino tra due palle metalliche; poichè altrimenti scoc-
cando tra una palla, massime se poco grossa, e un piatto, e più tra un piatto
ed una punta, la distanza, che può superarsi dalla scintilla, cresce in maggior
proporzione della carica, singolarmente quando la direzione del torrente
elettrico è dalla punta al piatto, ciò che favorisce molto il salto di essa scin-
tilla, e la fa essere più lunga. Conchiude poi essere probabilissimo, che per
i semplici conduttori di sufficiente grandezza, ed elettrizzati ai più alti gradi,
a segno di lanciar grosse scintille fragorose ad alcuni pollici di distanza,
cotali distanze, cui giungono a superare, eccedano pure di molto la propor-
zione delle cariche, ancorchè scocchino esse scintille tra due palle; le quali
in tal caso ancorchè eccedano in grossezza uno, o due pollici fanno in qualche
modo officio di punta.

§ 44. Venendo ora alle cariche debolissime, al disotto cioè delle più de-
boli comprese nella tabella qui sopra esposta (§ 42.), vedesi, che non pos-
sono esse più misurarsi dal quadrante-elettrometro (§ cit. e nota p), ma
solo con elettrometri molto più delicati, con quelli cioè a pendolini leggeris-
simi rinchiusi in una boccetta, elettrometri inventati da CAVALLO, miglio-
rati da SAUSSURE, e che da alcuni vengono denominati micro-elettrometri:
tra i quali quello a boccetta, non più cilindrica, ma quadra e a semplici pen-
dolini di paglia, sostituiti da VOLTA ai due fili metallici sottili terminanti in
pallottoline di sovero, o di midollo di sambuco, (elettrometro oggi giorno
usitatissimo, a cui ci siamo tante volte riportati nel presente scritto, e ci
riporteremo pure in seguito) ha il vantaggio considerabilissimo di seguire
un andamento molto equabile, e di aver quindi tutti i suoi gradi compa-
rabili si può dire esattamente, almeno fino ai 18. o 20., (che portano uno