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menti umida, dei mattoni, od altre pietre porose imbevute d’acqua, applico
a ciascuno di questi nel miglior modo, e tenendoli isolati, i piattelli d’argento,
di ottone, di stagno, di zinco; quali poi staccati trovo, col solito ajuto del
duplicatore (a) , essere rimasti elettrizzati negativamente tutti, aver fatto cioè
perdita di fluido elettrico; picciolissima però, massime lo zinco, e molto minore
di quella che soffre il piattello d’argento applicato a quello di stagno, oppure
esso stagno applicato al piattello di zinco, non che il primo applicato a que-
st’ultimo. Ella è così picciola tale elettricità del piattello metallico, sia questo
di zinco, di stagno, d’argento, o qualunque altro che combaciò questo o quel
conduttore umido, che per iscoprirla conviene che il duplicatore sia bene spo-
gliato d’ogn'altra elettricità (il che non si ottiene, come abbiam veduto, se non
con un lungo riposo del medesimo); e allora pure si ricercano, a portarla a un
grado sensibile, molti giri.

§ LXXIX. Non debbo omettere di far osservare rapporto a queste spe-
rienze, che se va bene, anzi è necessario, che i conduttori di seconda classe,
legni, pelli, carta, avorio, ec., a cui si fanno combaciare i piattelli metallici,
siano umidi, fino a un certo segno, tanto cioè che riescano abbastanza buoni
conduttori, non conviene però che lo siano di troppo, in modo che bagnino
l’istesso metallo; giacchè in questo caso rimanendo attaccata una lamina o
velo d’acqua alla faccia del piattello, non è più il metallo che si separa dal con-
duttore acquoso, ma acqua da altr’acqua, un conduttor simile da un altro
simile; nel qual caso non può comparire elettricità di sorta: appunto come non
ne potrebbe comparire in un piattello d’argento, il quale applicato a delle foglie
di stagno sovrapposte le une alle altre, al levarlo indi in alto se ne portasse via
qualcuna aderente.

§ LXXX. È superfluo ch’io vi dica, che per l’istessa ragione non può
mostrare alcuna elettricità il piattello applicandolo a combaciamento dell’acqua
stessa, e staccandolo indi: non già perchè non ismova tal contatto il fluido
elettrico, e il metallo non ne dia all’acqua cui bacia; che anzi tanto più facil-
mente glie ne , quanto codesto combaciamento è più ampio e perfetto; ma
perchè allo staccare il piattello gli vien dietro quella lamina d’acqua, in cui
trovasi appunto tanto eccesso di fluido elettrico, quanto evvi di difetto nella
contigua faccia del metallo.

§ LXXXI. Per l’istessa ragione ancora debbon essere asciutte le faccie
dei piattelli, se dal loro combaciamento e distacco d’uno dall’altro vuolsi
ottenere una sensibile elettricità,