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smovere in essi il fluido elettrico, a farne perdere all’uno, ed acquistare all’al-
tro; pochi punti, che realmente si tocchino, bastano perciò: e che se un am-
pio combaciamento fa, che molto maggiori riescano tale acquisto, e tal per-
dita, ciò proviene non tanto per il rnaggior numero di punti di contatto, nei
quali e per i quali diventano essi metalli motori, quanto per gli altri punti, i
quali fuori del reale contatto, ma affacciati alla massima prossimità, abili-
tano i due pezzi a compiere nel miglior modo l’officio di condensatore.

Cosi è: quando i miei piattelli, od altre lastre di metalli dissimili si appli-
cano a combaciamento per delle larghe superficie, la fanno a un tempo stesso
da motori e da condensatori; quando si toccano in angolo, o altrimenti, in guisa
che non si presentino che picciole superficie, o seppur larghe, non abbastanza
da vicino, la fanno semplicemente da motori, e poco o nulla da condensatori.
Ecco perchè si ottiene tanto in quella prima maniera, e così poco in quest’ul-
tima: come appare confrontando i fatti delle sperienze sopra descritte, III
e segg. e specialmente VII, IX, X, ec.

§ LXXVII. Passo ora a provare con esperienze dirette quanto ho più so-
pra avanzato al § LVI, cioè che la stessa virtù che hanno i metalli di smovere
il fluido elettrico, di darne, o riceverne ec. nel mutuo loro contatto (ben inteso
che sieno diversi), la hanno ben anche nel contatto loro CO’ conduttori umidi
o di seconda classe, ma generalmente in grado molto minore, trattandosi di
conduttori acquei, o poco dall’acqua diversi.

Dico generalmente, e trattandosi che i conduttori cui essi metalli combaciano
sieno puramente, o quasi puramente acquei; poichè altrimenti l’azione elettrica,
che si esercita al contatto di molti liquori salini, specialmente di certi acidi
(ossici) con certi metalli, e degli alcali concentrati con quasi tutti i metalli, è per
avventura più forte e più marcata, che quella esercitata nel contatto mutuo
di due metalli poco fra loro diversi: come fan vedere le sperienze riportate già
a suo luogo (§ XXIII e XXIV) in cui una rana o non ben preparata, o scema
di vitalità a segno, che pescando nel modo solito ne’ due bicchieri d’acqua,
non si risente ove venga compito il circolo con due di tai metalli poco diversi,
come argento e rame, ottone e ferro, viene all’incontro violentemente scossa
qualora intingasi ne’ due bicchieri un arco di un metallo solo; tutto es. gr.
di ferro o tutto di stagno, di cui un capo sia intriso di acqua ben salata, di ossi-
nitroso, o di alcali.

§ LXXVIII. Ristringendomi dunque ai conduttori acquei o presso a poco
tali, e scegliendo per questi dei legni verdi, delle pelli umide, della carta pari-