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equilatero. In questi fori sono inserite per disotto tre viti, pure d’argento,
in guisa che le loro punte sporgono appena 1/10 di linea, più o meno a volontà,
dalla faccia superiore liscia e perfettamente piana del piattello. Or posando
sopra questo piattello d’argento un altro piattello di zinco, liscio parimenti
ed eguale; ecco che il contatto dell’un metallo coll’altro succede ne’ soli punti
delle tre vitine sporgenti: siccome però si affacciano le due piane superficie
assai da vicino: così facendosi reciprocamente l’officio di condensatori, la quan-
tità di fluido, che si accumula nel piattello di zinco a spese di quello d’argento,
e l’elettricità che quindi si manifesta positiva nel primo, e negativa nel secondo,
non è così piccola, che non possa rendersi sensibile con un discreto numero
di giri del duplicatore.

SPERIENZA XII.

§ LXXIV. Diminuisco lo sporgimento delle vitine, tantochè tra le faccie
dei due piattelli rimanga si picciolo intervallo, che una carta sottilissima non
possa passarvi, e appena vi passi la luce. L’elettricità che contraggon per gli
stessi toccamenti delle tre sole punte i due piattelli, è ora, in ragione della
maggiore prossimità delle loro faccie, maggiore anch’essa, e già non cede molto
a quella che acquistano allorchè, ritirate indietro le viti, vengono le dette faccie
a un pieno combaciamento.

SPERIENZA XIII.

§ LXXV. Provo ora a far toccare un piattello all’altro ad angolo, o per
gli estremi orli, oppur anche in piano, ma in piccola parte del lembo: e sebbene
in questo modo i punti di contatto sieno sicuramente maggiori che nelle due
sperienze precedenti, ove le sole punte delle tre viti venivano toccate; pure
non avendo luogo quell’ampio e prossimo affacciamento delle piane superficie,
che ricercasi all’uopo di condensare l’elettricità, riesce questa ne’ miei piattelli,
malgrado i maggiori punti di mutuo contatto, assai più debole che nelle spe-
rienze precedenti, talchè ho bisogno di molti più giri del duplicatore per ren-
derla sensibile.

§ LXXVI. Fanno dunque più pochissimi punti di reale contatto quando
ve ne siano molti altri affacciati, che si guardino assai da vicino, che non
qualche maggior contatto, quando sieno molto men ampie le superficie che si
affrontano, o non si guardino così d’appresso. Infine egli è dimostrato, che
sebbene si ricerchi assolutamente un vero contatto di metalli diversi (a) a