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lontana dal giusto) che tal coibenza dei metalli, i quali altronde sono, come è
troppo noto, assai più conduttori che coibenti, arrivi a 1/200 di grado dell’elet-
trometro a paglie sottili (a) potranno l’argento ed il zinco nel mutuo loro con-
tatto (il quale ha forza di spingere il fluido elettrico dal primo nel secondo)
sostenere, essendo isolati, tanto di perdita l’uno e di acquisto l’altro, quanto
vi vuole a portarvi l’elettricità di eccesso e di difetto rispettivamente a 1/200
di grado, e non più. Ora per questo 200.mo di grado si richiede ben maggiore
copia di fluido elettrico, ove trovinsi affacciati largamente, e assai da vicino
i due corpi aventi contrarie elettricità, le quali per tal modo si bilanciano, e
si sostengono reciprocamente, come appunto nel nostro caso; che ove tale
affacciamento non abbia luogo, o sia piccolo, o men perfetto. Così dunque av-
viene, che molto maggior copia di fluido elettrico si perda dall’argento, e ac-
quistisi dallo zinco in tal modo affacciati, che se si toccassero altrimenti ad
angolo, e con affacciarsi piccola superficie; e che quindi poi staccati presentino
un’elettricità non già più di 1/200 di grado, ma di 1/4 di 1/2: e chi sa, se non si
potrà giungere ad ottenerla anche di 1 grado intiero, o più? (b) .

§ LXXII. Insomma ho pensato, che dovessero quì applicarsi singolar-
mente i principj del condensatore (su i quali non mi tratterrò davantaggio es-
sendo a voi noti abbastanza); e che per questo massimamente riuscisse cotanto
vantaggioso un combaciamento ampio ed esatto dei piattelli metallici per le
loro faccie lisce e piane al possibile: cioè per la prossimità di esse faccie, piut-
tosto che per i moltiplicati punti di contatto. Ho, dico, così pensato fin sulle
prime; e per verificare un tal pensamento ho indi immaginate le seguenti prove.

SPERIENZA XI.

§ LXXIII. Ho un piattello d’argento ben tirato, con tre piccioli fori che
lo attraversano da banda a banda, equidistanti tra loro a forma di un triangolo