440
di BENNET, il quale, sebbene possa essere ancora più mobile e delicato, lo è ab-
bastanza ove riesca quattro volte più sensibile dell’anzidetto a paglie lunghe
e sottilissime. Saran dunque forti di 1 grado, e di 1 1/2 le elettricità, di eccesso
e difetto rispettivamente, con cui sortono dal mutuo contatto i due piattelli
di zinco e di argento, ove giungano a far divergere di 2 e di 3 linee le fogliette
dell’elettroscopio di BENNET; come vi giungono difatti nelle favorevoli circo-
stanze (§ LXXXIV, LXXXVI, LXXXIX). Ma come, se a 1/200 di grado sola-
mente è eguale la coibenza di detti metalli, o a meglio dire la tensione elet-
trica, che possono comportare (§ prec.)? Come ha potuto arrivare l’elettricità
a 1 grado intiero, e più? Come l’han potuta ritenere tanta elettricità, e tanto
forte essi metalli pel mutuo loro contatto?

§ XCIII. La risposta a queste difficoltà, che a prima giunta sembra inespli-
cabile, e forma uno de’ più grandi paradossi in elettricità, trovasi nel già detto
e spiegato. Basta richiamarsi, che i piattelli applicati l’uno all’altro a dovere
colle loro piane superficie fanno nel miglior modo l'officio di condensatore,
tantochè quella quantità di elettricità, che dispiega ora 1 grado, 1 1/4 gr. ed
anche 1 1/2 gr. di forza in questo o quel piattello staccato o solitario, perdeva
prima, stando essi piattelli applicati al congruo combaciamento (e perderà
di nuovo, ove tornino quelli a combaciarsi nell'istesso modo) tanto della sua
tensione, ond’essere questa ridotta ad una picciolissima frazione di grado,
ad 1/100 per avventura, ad 1/150, o ad 1/200, secondochè la virtù condensatrice
arriva a condensare 100, 200, 300 volte, ec.

§ XCIV. Io avea già trovato, che un buon condensatore ordinario consi-
stente in un piatto o scudo di metallo discretamente piano, e non levigatis-
simo, e in un piano di marmo, o simile altro semicoibente, neppur esso tirato
a perfetta eguaglianza, i quali perciò si applicavano mezzanamente bene, ma
non benissimo, che un tal condensatore nelle favorevoli circostanze condensava
già più di 100 volte; e più poi di 150 un altro condensatore, di cui mi servo
spesso con grande vantaggio, consistente in una specie di guanto di fino in-
cerato (ma vecchio, tantochè non sia attaccaticcio, troppo coibente),
che applico, introdottavi la mano, immediatamente, e con discreta pressione
ad un piattello di 3 pollici di diametro avvitato sopra il cappelletto dell’elet-
trometro a paglie, o a fogliette d’oro. Ora osservo, che meglio un piano si adatta
al compagno e lo combacia, e più, le altre cose pari, divengon atti all’ufficio
di condensare l’elettricità, massime entro i limiti di una debolissima tensione.