447
che comunica col piatto inferiore, ove cioè con toccamenti opportuni spoglisi
di elettricità il piatto superiore ogni volta che siasi staccato da quell’altro.
Insomma evvi una manovra per caricare una boccetta al piattello superiore,
una per caricarla in senso contrario al piattello inferiore, ed una finalmente
per caricare due boccette alla volta, una sopra, l’altra sotto. Queste manovre
stimo di averle descritte abbastanza per non dovermi più trattenere intorno
a ciò. Intanto però non debbo tralasciar di dire (terminando questa lunga
lettera), che la sperienza delle due boccette caricate a un tempo è piaciuta
sopra tutte le altre a quante persone intelligenti l’ho mostrata, ed è invero
non meno curiosa che istruttiva.

§ CX. Ad altre persone istrutte pur anco fanno più colpo le sperienze,
in cui si ottengano assai forti i segni di elettricità in cui gli elettrometri se-
gnino molti gradi, i loro pendolini cioè s’aprano a grande angolo, e vadano
perfino a battere contro le pareti della boccia, che li rinchiude. Or io ho come
soddisfare anche questi curiosi attenendomi sempre allo stesso genere di spe-
rienze, intorno cioè all’elettricità eccitata con soli toccamenti metallici, elettri-
cità, che è in certo modo di mia giurisdizione, e che non mi si contrasterà più
di poter chiamare elettricità metallica: ho, dico, come soddisfare anche costoro,
che domandano segni vigorosi di elettricità, domandassero anche la scintilla.
E’ basta ch’io scelga per caricare una o due boccettine ne’ modi indicati, meglio
però una sola, un piattello d’argento, ed uno di stagno, o meglio di zinco, piut-
tosto grandicelli e ben tirati; che la carichi osservando le debite attenzioni
con un buon numero dei soliti toccamenti alternati, cioè 60, 80, 100; e che la
porti così caricata a toccare lo scudo di un ottimo condensatore; alzato imman-
tinenti questo scudo, ed esplorato, ecco che vibra una scintilletta, o almeno
fa divergere i pendolini di un elettrometro a boccia 6, 8, o più linee.