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abbiam posto nel contatto di argento e zinco essere = 1/200 di grado (§ XCI, ec.),
si spiegherà ora men vagamente, e con più chiarezza quello, che sopra(§ LXXXIX,
XC) si è pure in qualche modo fatto intendere: cioè come e perchè, se i
detti piattelli d’argento e di zinco non sono ben piani, o male si applichino
l'uno all’altro; se combaciandosi in pochi punti non vengono almeno a grandis-
sima prossimità in altri modi, ossia con assai larghe superficie; se tocchinsi
solo ad angolo, o in picciola parte sieno sovrapposti l’uno all’altro; sortono
poi dal contatto con un’elettricità di molto inferiore a quella, che abbiamo
finora osservata, con una cioè, che non giunge per avventura a 1/2, 1/4, 1/10, di grado,
e che appena può rendersi sensibile al più delicato elettroscopio di BENNET,
od anche non lo può, se non coll’ajuto del Duplicatore nel modo descritto nel-
l’antecedente lettera, oppure del mio Condensatore nel modo che tra poco
descriverò. Lo stesso è, se anche si applichino benissimo le faccie perfettamente
piane, monde e asciutte de’ due piattelli, ma o inclinandole nell’atto che si
vanno staccando, o facendole scorrere una sopra l’altra, pochi siano i punti
di contatto o prossimi al contatto, picciole le superficie che si guardano affatto
da vicino un momento prima che si compia tale distacco. In siffatte posizioni
e circostanze di scarso contatto ed imperfetto affacciamento, è facile compren-
dere, che l’elettricità dee condensarsi assai meno, che dove si fa l’applicazione
di ampie superficie portate al mutuo contatto, se non di tutti, di molti punti,
e insieme ha luogo il più grande accostamento, e quasi contatto di moltissimi
altri e questo mantiensi fino al distacco totale, che fassi istantaneamente, e
mantenendo il parallelismo delle dette superficie: in tali, dico, posizioni svan-
taggiose non può giungere la condensazione dell’elettricità, non dirò a 200,
150, 100 volte, ma per sorte neppure a 10, o a 15: e quando giungesse anche a
20 volte, ritenuta la tensione elettrica risultante dalle combinazioni delle forze
motrici e conduttrici, e bilanciantesi colla coibenza accidentale dei detti me-
talli argento e zinco eguale a 1/200 di grado (§ XCI ec.), è chiaro che l’elettricità,
che potrà ritener l’uno o l’altro piattello, e spiegare indi staccato dal compagno,
non sarà punto maggiore di 1/10 di grado; e però insensibile anche al più delicato
Elettrometro di BENNET.

§ XCVIII. Che se i due metalli toccandosi si affaccino in più pochi punti
ancora, come se un globo o l’estremità di una lastra o filo metallico, venga al
contatto di altro globo o lastra, ec., non avendo luogo allora alcuna condensa-
zione, o soltanto una ben picciola, corrispondentemente cioè ai pochi punti
che si affacciano, l’elettricità che potran mostrare essi metalli dopo tali tocca-
menti sarà 1/2oo di grado,1/100, o poco più; e quindi così picciola, che a stento
potrà scoprirsi coll’ajuto del Duplicatore, non che del Condensatore.

§ XCIX. Molto più difficilmente poi riuscirà, o potrà rendersi sensibile
l’elettricità eccitata con tali toccamenti di pochi punti, o fatti ad angolo, ec.
in altri metalli meno diversi tra loro in ordine alla virtù motrice, di quello