404
dei nervi, o di quelle parti dell’animale, ove si cerca che passi appunto raccolta
o ristretta tal corrente, acciò ne vengano quelle vieppiù stimolate, fuori, dico,
di cotal passaggio, che vuol essere stretto anzi che no, in tutto il rimanente
della strada o catena de’ conduttori umidi, dee procurarsi una sufficiente
larghezza.

§ XXIX. Ritornando dopo questa breve non inutile digressione al pro-
posito dei liquori diversi, se in alcuni possono benissimo venir tuffati i membri
della rana, senza che ne riportino di presente grave offesa, come nell’acqua
leggermente salsa, nella saponata, nel vino ec., non lo possono certamente
in altri quali sono i forti acidi, e gli alcali, massime caustici, che ne distruggono
l’organizzazione, ed altri liquori salini che pure l’intaccano, e la guastano in
poco tempo. Volendo dunque fare le sperienze con questi liquori, uno de’ modi
ch’io pratico si è di porre la rana a bagno, secondo il solito, ne’ due bicchieri
d’acqua, e di far comunicare uno di questi per mezzo di un terzo conduttore
umido, o di seconda classe, con un terzo bicchiere pieno di quel tal liquore,
acido, alcalino, o qualunque sia. Codesto conduttore intermedio, che stabi-
lisce e mantiene la comunicazione dell’uno de’ due primi col terzo bicchiere,
formando come un altro ponte, simile a quello che forma dal primo al secondo
bicchiere la rana, può essere una corda, una pelle o un cartone bagnati, un
pezzo di carne, di tendine, o grossa cartilagine di un qualche animale, freschi
o succulenti, una fetta di zucca, di melone o di altro frutto succoso, oppure di
polenta, di ricotta ec. ogni corpo insomma può servire, purchè sia abbastanza
buon conduttore, o abbastanza grosso o largo per dar libero passaggio alla
corrente elettrica, giusta quanto ho fatto qui sopra osservare (§ prec.): la quale
corrente viene determinata e mossa ogni qualvolta intingo un capo dell’arco
metallico, sia nel bicchiero in cui pesca il tronco della rana, sia in quello in
cui pescano le gambe, pieni ambedue d’acqua, e l’altro capo pur dell’istesso
metallo l’intingo nel terzo bicchiere comunicante con uno di quelli e contenente
il liquor salino, od altro diverso dall’acqua.

§ XXX. Talora anche metto in opera quattro o più bicchieri, disponen-
doli in modo, che i due pieni d’acqua addosso ai quali sta la rana al solito,
pescando col tronco nell’uno, e con una od ambe le gambe nell’altro, comuni-
chino ciascuno, per mezzo similmente di conduttori di seconda classe, con altri
bicchieri contenenti liquori diversi e dall’acqua e tra loro; e facendo le prove
coll’arco di un sol metallo, oppure di due pezzi, ma dello stesso stessissimo me-
tallo, ottengo le convulsioni nella rana tutte le volte, che tocco cogli estremi
di tal arco due liquori abbastanza diversi, e non mai quando tocco i simili; a
meno che una di tali estremità dell’arco trovisi per sorte intrisa di un liquore
diverso da quello cui bacia l’altra estremità.

§ XXXI. Come però basta di una goccia, o sottil tonaca di quel qualunque
liquore, che ricopra o veli un’estremità dell’arco metallico omogeneo; e che