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l’argento o coll’oro, che non se ne ha segno alcuno ai comuni elettrometri,
neppure a quelli di BENNET a listerelle di foglietta d’oro; che sono cotanto
mobili: insomma riesce affatto impercettibile, a meno di ricorrere a certe
altre specie di elettroscopi oltre ogni credere sensibili e delicati.

Pr. Questi elettroscopj di nuova foggia, e di una sensibilità veramente
prodigiosa sono: i nervi e muscoli snudati di un animale, o vivo e intiero,
o mutilato, ed anche ucciso da poco tempo, che si risentono e ne dan segno
con più o men forti contrazioni, e moti convulsivi come han mostrato singo-
larmente le belle sperienze di GALVANI: l’apice della lingua, e l’occhio, che,
come scopersi io in seguito, vengono affetti da certe sensazioni, la lingua di
sapore più o men vivo, or acido decisamente, quando cioè contro esso apice
è rivolto il metallo che s’elettrizza in più, e l’altro metallo che si elettrizza
in meno sta applicato al dorso della lingua medesima, o ad altra parte; or
alcalino, non tanto deciso quando essi metalli son rivolti al contrario; l’occhio
di luce passeggiera a guisa di lampo; e soprattutto le rane, che balzano mira-
bilmente, massime preparate alla maniera dello stesso GALVANI.

Cotali sperienze invero sorprendenti incominciate dall’or nominato ce-
lebre Professore Bolognese appunto sulle rane, e proseguite da lui quasi
su di esse sole, mi hanno indotto a moltiplicarle e variarle in più modi, e
mi han messo così sulla via di scoprire la sopra indicata elettricità prodotta
dal semplice contatto di conduttori fra loro diversi, massime metallici, che
parve un gran paradosso, e di sostenerla contro di lui medesimo, che la volle
anzi un’elettricità propria dell’animale ed organica (ciò che a dir vero sem-
brava men minor paradosso, tantochè e in sulla prima inclinava a crederla
tale ancor io; finche sperienze più accurate e dimostrative mi convinsero ec.)
e finalmente mi han fatto giungere all’invenzione