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non deposi la speranza, il pensiero di tentare altri mezzi e risorse per
riuscirvi, anzi confidai molto di venirne a capo coll’ajuto del mio conden-
satore. Feci riflesso, che se fosse anche minore detta tensione elettrica di 1/10,
di 1/16, di 1/20 di grado, avrei potuto rendere tal elettricità sensibile raccoglien-
dola con esso Condensatore, e comunicandola poi all’elettrometro; non altri-
menti che rendeva sensibile, e portava a più gradi quella di una boccia di
Leyden carica anch’essa a non più di 1/10 di grado ecc. caricata per es. con
una sola scintilletta di un picciolo elettroforo, 10, 20, 30, delle quali ve ne
volevano per coricare la medesima ad 1. 2. 3. gradi.

In altra maniera pure io cercava di determinare, che la carica di una
boccia non fosse che 1/4, 1/8, 1/l6 ecc. di grado: dividendo cioè la carica es.
gr. di 4. gr. di una boccia con comunicarle ad un’altra di eguale capacità;
onde poi si riducesse a 2. gradi la carica di questa o di quella, dividendo
una seconda volta la carica residua; onde venisse di 1. gr., e così di seguito
tre, quattro, cinque volte, ecc. Ma questa maniera la trovai più soggetta ad
incertezze, e meno esatta: l’altra pure non è esattissima; abbastanza però
al nostro intento.

Pieno pertanto di fiducia mi misi alle prove, e il successo corrispose per-
fettamente. Ottenni dunque col mezzo di un buon condensatore gli aspettati
segni di elettricità in più dal zinco, e di el. in meno dall’argento, sensibili
a segno nel mio elettrometro a paglie sottilissime, e lunghe circa pollici 2 1/2,
di farle divergere 2. in 3. gradi misurati da altrettante mezze linee di sco-
stamento delle estremità di esse paglie.

Ora determinato avendo mercè le indicate sperienze colle boccie di
Leyden, ed altre ancora, quanto valeva quel mio condensatore, cioè a quanto
più alto grado potea esso portare un’elettricità di debolissima tensione,
ma o indeficiente, o proveniente almeno da recipienti di grandissima capa-
cità raccogliendola in , vuo’ dire, nel suo piatto collettore, che è pur ca-
pacissimo finchè sta applicato all’altro piatto comunicante col suolo, e ridu-
cesi poi ad una capacità molto minore, quando ne vien seperato (nel che
consiste il vantaggio, e la funzione di questo stromento, come suppongo
che si sappia), determinato avendo a dir più breve, quante volte condensava
il mio stromento, potei rilevare dai segni ottenuti in tali sperienze de’ me-
talli accoppiati, che ad 1/60 di grado circa di siffatto elettrometro a paglie
sottili arriva la tensione elettrica di eccesso, o in più indotta nello zinco dal
contatto coll’argento, il quale altrimenti non sia isolato, ma abbia qualche
comunicazione col suolo, onde riesca appunto continua e indeficiente tal
elettricità; e così ad 1/60 di grado la tensione di eccesso, o in meno risultante
nell’argento pel contatto col zinco parimenti non isolato. Trovai per es. che
con un condensatore, il quale condensava 120. volte, poco più poco meno,
ottenevansi dalla coppia di argento e zinco 2. gradi, e 2 1/2. 3. 4. gr. con altri