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contatto di conduttori dissimili, massime metallici: notinsi bene queste due
espressioni.

Premessa questa rapida esposizione delle successive principali scoperte
intorno a cotesta elettricità ch’altri chiamano Galvanica, altri Voltiana,
mi propongo ora di sviluppare dietro i principj da me già stabiliti ed ormai
adottati generalmente, di sviluppar, dico, in un modo più preciso gli effetti
della virtù elettro-motrice di cui attribuita a|godono i, conduttoridi 1.a, che di 2.a
classe, di valutarli cioè tali effetti con qualche accuratezza, corrisponden-
temente alla qualità e numero delle coppie metalliche messe in giuoco ; di
rilevare quindi quali, e quanti segni elettrometrici si vengano ad ottenere
da diversi elettromotori, sia semplici, sia più o meno composti, quale e quanta
trasfusione di fluido elettrico abbia luogo ne' conduttori più o meno imper-
fetti, più o meno capaci, ed estesi, applicati a diversi luoghi dell’elettro-
motore medesimo, e in diverse maniere; di esporre finalmente e spiegare in
modo soddisfacente i fenomeni, che in tali incontri presentano questi stessi
conduttori imperfetti: parecchj dei quali fenomeni sono invero curiosi, non
meno che istruttivi, ed alcuni nuovi affatto e sorprendenti, o tali almeno com-
pariranno a molti ancora dei Fisici versati nelle sperienze intorno ad esso
Elettro-motore.

Debolissima invero è l’elettricità, che s’induce in due soli metalli per
propria loro virtù mercè il mutuo contatto, elettricità di eccesso, o in più
nell’uno, di difetto, o in meno nell’altro, ancorchè siano quelli de' più attivi
rispettivamente, come zinco ed argento: tanto debole, che è impossibile
averne segni immediatamente al più delicato de' comuni semplici elettro-
metri; e solo se ne risentono più o meno fortemente i vivaci, e incomparabil-
mente più eccitabili elettroscopj animali, quali sono i muscoli, flessori ed
estensori non solo delle rane preparate, ma di qualunque altro animale sve-
stiti de' loro integumenti finchè conservano un resto di vitalità, e i nervi
pure del gusto, della visione, e del tatto nell’uomo vivo e sano sottopposti
convenientemente all’azione di tal elettricità. È impossibile, dico, di aver
segni non che all’elettrometro mio sensibilissimo a pendolini di paglie le più
sottili, a quello pure di BENNET a listerelle di foglia d’oro tre o quattro volte
più sensibile ancora, da quella così debole tensione elettrica, che s’induce e
sussiste nell’argento, e nel zinco, e mentre stanno uniti a mutuo contatto,
e dopo staccati, applicando all’uno o all’altro immediatamente esso elettro-
metro: tal tensione elettrica non arriva al più picciolo grado percettibile sia
dell’uno, sia dell’altro elettrometro; non giunge a farne divergere i pendo-
lini di una linea, di un mezzo di un quarto, e neppure di un decimo;
al che pur se arrivasse, non potrebbe ancora rimarcarsi. Ciò vedendo, o a dir
meglio nulla vedendo io a comparire dei desiderati segni all’elettrometro,