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l’elettrometro a pagliette di VOLTA, e danno una scossa pur eguale, che è
fortema tolerabile. Or come va, che coi primi, cioè coi grandi si giunge
a fondere un lungo tratto di filo di ferro, e a fargli scagliare tutt’intorno vi-
vissime scintille crepitanti; e coi secondi piccioli non si ha nulla di simile:
o appena la punta acutissima del filo di ferro si fonde e lancia qualche scin-
tilluzza? senza crepito sensibile? D’altra parte come può farsi, che quella
scarica, ossia corrente elettrica de’ larghi piatti cotanto rapida e copiosa
da fondere un lungo tratto di filo di ferro, venendo ad attraversare le braccia
di un uomo non lo atterri, e non lo scuota, che tolerabilmente?

A questa difficoltà va incontro il nostro VOLTA, e le risolve pur felice-
mente, col mostrare, che la grandezza delle lamine metalliche, come la loro
forma, nulla influisce alla tensione elettrica; che questa tensione è in ragione
semplicemente del numero delle coppie metalliche poste in serie, ciascuna
delle quali, sia grande, sia picciola, un impulso eguale al fluido elettrico;
che questa tensione è sempre in ragione di 1/60 circa di grado per coppia
se esse sono di rame e zinco, come appunto fan vedere le prove coll’elettro
metro; che per conseguenza tutto il vantaggio delle pile a grandi piatti viene
dalla larghezza de’ dischi umidi interposti ad ogni coppia di quelli; non già
che questi strati umidi agiscano notabilmente accrescendo l’impulso al fluido
elettrico (la loro azione se non è nulla è così picciola da potersi trascurare);
ma perchè lasciano passare, in grazia della loro larghezza, più liberamente
la corrente elettrica incitata e mossa dal mutuo contatto de’ metalli diversi;
giacchè convien persuadersi|notare, che l’acqua è un imperfettissimo conduttore,
e molto pure imperfette le soluzioni saline, sebbene assai più permeabili al
fluido elettrico, che l’acqua semplice, come queste, e molte altre sperienze
lo dimostrano; e considerare quanto ad aprirgli una più facile ed ampia
via, ossia a ritardar meno la sua corrente, può giovare, e giova infatti la
larghezza di cotali strati umidi.

Non è dunque propriamente la larghezza delle lastre metalliche; ma
sibbene quella de’ strati umidi con cui si combaciano, che fa, ossia permette,
che la corrente elettrica sia tanto rapida, anche per un numero non molto
grande di codeste combinazioni, da fondere de’ fili e fogliette metalliche,
ed abbruciare il ferro. In prova di che, se si ritengano le medesime grandi
lastre, ma si facciano comunicare le coppie l’una all’altra, soltanto con piccioli
bollettini di cartone o di panno inzuppati nell’istesso liquore salino, non si
ottengono più quelle fusioni, e combustione del ferro. Gli è così, che i con-
duttori umidi applicati per piccola estensione di superficie a’ conduttori
metallici, come di 1. pollice quadrato, o poco più, o ristretti comunque nel
loro prolungamento, ritardano di molto la corrente elettrica: non tolgono
però con questo diminuiscono i segni all’elettrometro, la carica delle